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lunedì 5 gennaio 2009

Influenza pandemica: situazione e sfide



"Il mio compito è di dirvi cose che non volete sentire, chiedervi di spendere denaro che non avete, per qualcosa che non credete accadrà."
Dr Ziad Abdeen, Autorità Sanitaria Palestinese

"Per la prima volta nella storia umana, abbiamo la possibilità di prepararci per una pandemia in anticipo del suo arrivo. E' quindi necessario che la comunità mondiale si dedichi subito all'azione."
Dr Margaret Chan, Direttore - Sezione Malattie Comunicabili, OMS

"Non sappiamo quando una pandemia può arrivare. Comunque, due cose sono certe: tutto ciò che faremo prima sembrerà allarmista; e tutto ciò che faremo dopo sembrerà insufficiente. Questo è il nostro dilemma, ma non dovrebbe impedirci di preparare. Dobbiamo raggiungere tutti con parole che informano e non infuocano. Dobbiamo incoraggiare tutti a preparare e non darsi al panico."
Michael Leavitt, Dipartimento Statunitense di Sanità e Servizi Umani, 2007

Come si intuisce da queste osservazioni, alcuni esperti sostengono che una nuova pandemia di influenza sia inevitabile. Se questa avviene, l'impatto potrebbe essere complesso quanto catastrofico, e per di più, non è facile preparare medicalmente, socialmente e economicamente per l'evento.
In questo saggio affronteremo quattro lati del problema: gli aspetti medici e epidemiologici; la previsione in base a modellazione e la costruzione di scenari; gi impatti sociali ed economici; e la pianificazione di emergenza.

Aspetti medici e epidemiologici

L'influenza può avvenire in tre forme. Quella stagionale è piuttosto prevedibile e si manifesta soprattutto nell'inverno. Essa può essere trasmessa da persona a persona, ma la maggior parte delle vittime hanno una certa immunità. Inoltre, è disponibile un vaccino e, tutto sommato, l'impatto sulla società è minore.
L'influenza aviaria (H5N1) è divampato nell'Asia orientale nel 2004-5. Il suo potenziale come fonte di disastro è elevata perché le persone non dispongono di immunità naturale. Al momento, un vaccino non è disponibile in commercio. Comunque, non è facile che il virus passi da uccelli ad esseri umani.
L'influenza pandemica del tipo 'A' è un nuovo virus di facile trasmissibilità tra gli esseri umani, i quali non dispongono di immunità naturale. Quindi, essa ha un'ottima propensione di provocare malattie gravi. Si divide in due tipi: Hemagglutinin (H) è composta di 16 sottotipi e agisce per attaccamento e penetrazione; Neuraminidase (NA) dispone di 9 sottotipi di 8 geni virali e cresce in assemblea per replicazione. E' bene notare che l'influenza pandemica non è uguale all'influenza stagionale, alla SARS o all'aviaria. Comunque, importanti lezioni vengono fornite da ciascuno di questi altri fenomeni.
L'influenza viene trasmessa per via respiratoria tramite gocce e aerosol prodotte quando una persona infetta parla, tossisce o starnutisce, o quando ella tocca una persona o una superficie infetta, compreso il contatto tra una mano contaminata e la propria faccia.
Le pandemie variano di gravità, e quindi lo US Federal Centers for Disease Control and Prevention (CDC) di Atlanta, Georgia, autorevole istituto di studio epidemiologico, ha varato un indice della gravità della pandemia, atto ad aiutare a prevedere la gravità e progettare strategie di mitigazione. L'indice è basato sul case fatality ratio (il numero di morti per 100 casi di malattia accertati) e ha cinque categorie, come segue:
Case fatality ratio
Categoria 1: <0.1 ovvero 1 in 1000
Categoria 2: 0.1 - <0.5 ovvero 1 in 1000 - 1 in 200
Categoria 3: 0.5 - <1.0 ovvero 1 in 200 - 1 in 100
Categoria 4: 1.0 - <2.0 ovvero 1 in 100 - 2 in 100
Categoria 5: 2.0 - ovvero 2 in 100+
Inoltre la preparazione di scenari insiste su un modello delle fasi di progressione della malattia nella società.

Periodo interpandemico
Fase 1. Nessuno nuovo sottotipo di virus influenzale è stato scoperto negli esseri umani, sebbene uno può essere presente negli animali (ma con basso rischio alle persone).
Fase 2. Nessuno nuovo sottotipo di virus influenzale è stato scoperto negli esseri umani. Comunque, un sottotipo di virus circola negli animali e pone un sostanzioso rischio agli esseri umani.
Periodo di allerta di una pandemia
Fase 3. Un nuovo sottotipo sta causando infezioni nelle persone, ma senza significativa diffusione. Fase 4. La trasmissione da una persona ad un'altra è limitata e localizzata: il virus non è ben adattata agli esseri umanil
Fase 5. Avviene una maggiore trasmissione interpersonale, indicativa di un migliore adattamento del virus all'ospite umano, senza, però, la piena trasmissibilità (la fase indica un sostanzioso rischio di pandemia).
Periodo della pandemia
Fase 6. Avviene un'aumentata e sostenuta trasmissione della malattia nella popolazione generale.
Periodo post-pandemico
Si ritorna al periodo inter-pandemico, che quindi rappresenta un'occasione per lanciare ben mirate strategie di mitigazione.

Gli strumenti per combattere il rischio dell'influenza pandemica sono vaccini (che probabilmente non saranno generalmente disponibili nella prima ondata), farmaci antivirali (probabilmente di approvvigionamento limitato), interventi sulla trasmissione, misure di controllo delle infezioni, e protocolli di isolamento sociale sia di persone malate che di quelle sane.
Esistono quattro tipi di farmaco antivirale, riportati qua con i comuni nomi commerciali del prodotto in parentesi: Amatadine (Symmetrel), Rimantadine (Flumadine), Zanamivir (Relenza) e Oseltamivir (meglio conosciuto come Tamiflu). Se gli antivirali vengono presi entro 48 ore dell'inizio dell'ammaliamento, essi possono aiutare a prevenire complicazioni cliniche. Comunque, questi farmaci potrebbero non funzionare contro un virus influenzale pandemico di tipo nuovamente evoluto. In ogni caso, la loro distribuzione dovrà avvenire secondo una certa priorità premeditata e, si spera, trasparente e eticamente giustificabile. All'inizio dell'ondata di influenza gli antivirali verranno usati, molto probabilmente, per cure, anziché per profilassi.
Un'altra linea di attacco e la riduzione dell'entità delle infezioni (cioè, gli interventi sulla trasmissione della malattia). Si tratta di incoraggiare tutta la popolazione a lavarsi le mani bene e spesso con sapone, di coprire la faccia in caso di tossi e starnuti, di non sputare e, quando occorre, di portare una mascherina sulla faccia.
Infine, le tecniche di isolamento possono essere divise in due: la quarantena per persone infette, e social distancing per persone non infette, le quali, quanto possibile, si devono togliere di mezzo dalla società. In quest'ultima tattica, si tratta di aumentare lo spazio tra le persone e diminuire la frequenza di contatti sociali, con interventi mirati, soprattutto, su scuole e luoghi di lavoro.

Previsione, modellazione e scenari

Nel mondo, le pandemie di influenza sono ricorrenti tali da essere inevitabili. Esse sono ciclici con intervalli (piuttosto irregolari) di 30-40 anni. Nel passato recente gli intervalli sono stati come segue: 1847-89 (42 anni), 1889-1918 (29 anni), 1918-57 (39 anni) e 1957-68 (11 anni). Non è successa una pandemia di influenza per oltre 35 anni e quindi si suppone che una potrebbe essere imminente.
Per quanto riguarda le conseguenze, l'influenza cosiddetta "spagnola" del 1918 (H1N1; è comunque, nata in Cina) ha colpito il 25-30% della popolazione del mondo si è ammalata e l'11% di queste persone sono morti. L'impatto economico era profondo: ad esempio, negli Stati Uniti il PIL è calato del 5%. L'influenza denominata "di Hong Kong" del 1968 ha causato 34.000 morti in Asia orientale e Canada. La SARS nell'Asia orientale nel 2003 ha provocato 800 morti e un calo nel PIL di tutta la regione del 2%. Infine, l'aviaria in Asia orientale nel 2004-5 ha fatto ammalare 112 persone, di cui 57 sono morte (il 52%).
In base all'analisi di questi eventi, le previsioni per la prossima volta indica, a livello mondiale, una mortalità tra 2.0 e 7.4 milioni di persone. Le persone ricoverate in ospedale saranno almeno 135 milioni. Il PIL mondiale subirà un calo del $3.000 miliardi. Negli Stati Uniti ci sarà un aumento del 15% nella richiesta dei servizi medici, accompagnato da cali dell'80% nella domanda per servizi ricreativi e del 10% la domanda per ogni genere di prodotto.
Una simulazione elaborata per il bacino di utenza dell'Ospedale di Careggi a Firenze, utilizzando modelli parametrici generalmente accettati, indica un massimo di 5.600 degenze e 1.240 morti in un'ondata di influenza di durata 50 giorni.
In genere rispetto all'impatto sul sistema sanitario, si può ipotizzare che, malgrado le carenze del personale sanitario, di attrezzature e farmaci e dei letti nei centri medici, la domanda di servizi sanitari supererà l'offerta per molti mesi. Il vaccino sarà disponibile solo tra 6 e 8 mesi dopo l'inizio della crisi. Data la scarsa disponibilità di assistenza e l'elevatissima richiesta, la maggior parte delle degenze saranno trascorse a casa.
L'ipotizzabile scenario medico-sanitario dell'evento indica che in tutta probabilità la produzione e la distribuzione di vaccini avrà priorità su altre attività medico-sanitarie. Inoltre, per assicurare una risposta continua e sempre all'altezza della situazione, alcuni servizi privati verranno comandati o nazionalizzati dal governo.
E' bene ricordare che potrebbe verificarsi, non una sola pandemia, ma una serie di onde di malattia di durata totale fino a circa due anni. Gli impatti potranno essere divisi in quelli immediati (da giorni a settimane) e quelli a lungo termine (da settimane a mesi). A parte l'impatto prettamente medico, ci sarebbe una lunga fila di altri effetti, come viene descritto nella prossima sezione.

Impatti sociali ed economici

In sintesi, gli impatti dell'influenza pandemica possono essere divisi tra quelli medico-sanitari, quelli socio-economici e psicologici, quelli sulla politica, il governance e la pubblica amministrazione, e quelli sul mondo del commercio e degli affari.
La preparazione non può eliminare tutti gli elementi di incertezza, imprevedibilità, paura del futuro, senso di perdita, trauma psicologico, lutto, scompiglio della società e bisogno di prendere decisioni difficili. Infatti, alcuni esperti sostengono che l'impatto psicosociale possa essere molto più grande di quello fisico. Vista l'elevata probabilità di ammalarsi e addirittura morire, gli effetti psicologici non potrebbero essere altro che profondi. La paura si mescolerebbe al calo della fiducia nell'abilità delle autorità di risolvere i problemi e riportare sicurezza alla società.
Lo scenario prevede che le singole persone e le famiglie si dedicheranno ad ammassare cibo, farmaci e denaro. I più stretti rapporti sociali verranno potenziati, ad esempio tra parenti, ma quelli meno importanti verranno trascurati. Per quanto riguarda i rapporti più stretti in assoluto, ci sarà un calo della natalità che durerà tutto il periodo della pandemia ed oltre. Nello stesso tempo, per quanto riguarda la comunità, avverrà l'annullamento di molti raduni di massa, accompagnato da una dispersione della popolazione lontano dai centri urbani, un fenomeno che richiama il Decameron di Boccaccio e l'ombra delle pesti del medioevo. Sotto queste circostanze sarà difficile risolvere il problema di come fornire servizi a gruppi di persone particolarmente vulnerabili, come gli handicappati e gli anziani.
I servizi di base (come erogazione di acqua, elettricità e gas, telecomunicazioni, approvvigionamento di cibo e carburante, raccolta dei rifiuti) saranno afflitti da assenteismo e frequenti interruzioni. Inoltre, le persone che continuano a lavorare potrebbero essere portatori e diffusori di infezione. Per evitare questo, le scuole e gli atenei, ad esempio, verranno chiusi per lunghi periodi, dando agli allievi problemi di continuità dello studio. Per via dell'assenteismo e dell'allentamento generale del commercio, tutte le grandi distribuzioni saranno in calo.
A causa della vasta espansione avvenuta nelle dipendenze internazionali, la globalizzazione aumenterà sia il rischio di trasmissione che gli effetti della pandemia. Per restringere la migrazione del vettore pandemico, le frontiere, gli aeroporti e le stazioni verranno chiusi al pubblico per lunghi periodi.
Riguardo prodotti e servizi, l'assenteismo verrà accompagnato da un abbassamento della produttività che darà luogo a, tra altro, una carenza di inventario nelle fabbriche e lo scompiglio delle catene di rifornimento. Di conseguenza, ci sarà un calo della qualità e della disponibilità di prodotti e quindi un razionamento del cibo e di vari altri prodotti essenziali.
Come nell'industria, l'agricoltura subirà un calo nella produzione e nella distribuzione dei suoi prodotti. Se la trasmissione della malattia interesse gli animali, ci sarà un grande abbattimento di polli, e forse di altri tipi di bestiame. Come risultato di tutto questo, si verificheranno grandissimi aumenti nel costo dei prodotti alimentari.
Insieme al calo nella produzione, per motivi sanitari, economici e sociali, ci sarà un calo della domanda per prodotti e servizi. Questo è stato stimato dell'entità di 10% in genere e fino all'80% per servizi come il turismo, l'aviazione e la ristorazione. In compenso, ci sarà un massiccio aumento della domanda per pubblica sicurezza, servizi di evacuazione, e assistenza medica con associati servizi di trasporto.
Per quanto riguarda il governance, ci sarà una riduzione del numero di riunioni amministrative e politiche, con appositi rallentamenti dei processi decisionali. Contemporaneamente ci saranno aumenti della domanda di legislazione e sicurezza, con altrettanto grandi aumenti delle spese pubbliche su sanità, sicurezza, welfare e il sostegno delle imprese, contrastati da forti abbassamenti della spesa su funzioni non direttamente implicate nella crisi.
Nel settore finanziario, si prevede un abbassamento delle entrate fiscali per calo dell'economia. Con alta domanda per la liquidità, si aspetta un notevole aumento nell'approvvigionamento del denaro e un marcato abbassamento nel valore della moneta nazionale. La circolazione del denaro sarà abbassata, come sarà anche il valore delle azioni e quindi le quotazioni in borsa.
La crisi verrà segnata da massicci aumenti nei pagamenti assicurativi accompagnati dal fallimento di alcune compagnie assicurative. Grossi problemi sanitari accadranno nelle prigioni e ci sarà un calo nell'attività dei tribunali e dei servizi legali, quindi dell'efficienza del sistema di giustizia. Infine, nel campo dell'informazione, per paura di contaminazione non si leggerà più giornali e riviste di carta, che verranno sostituiti da mezzi elettronici. Comunque, il pubblico rimarrà intensamente interessato nelle notizie, sebbene dato il previsto calo nella produzione e nella circolazione dei giornali di ogni tipo, sarà difficile mantenere la qualità e l'accuratezza del giornalismo.

Pianificazione di emergenza

Il problema della pandemia è considerato così grave e pressante che in alcune parti dell'Europa del nord, i pianificatori stanno dedicando fino a tre quarti delle loro attività a preparare per un tale evento. La pianificazione di emergenza deve considerare alcuni aspetti particolari, tra quali:
- il massiccio aumento della domanda per servizi e prodotti sanitari
- il bisogno di etica e trasparenza delle decisioni prese
- la reazione del pubblico al rischio, all'evento e alla risposta delle autorità
- l'educazione, la formazione e l'informazione sulla crisi per tutti i settori della società
- la chiusura di scuole, imprese, negozi e luoghi pubblici
- la carenze di comunicazioni, elettricità, gas, acqua, smaltimento dei rifiuti, servizio telefonico, distribuzione del carburante, produzione e distribuzione del cibo
- la sicurezza e l'ordine pubblico
- la quarantena e l'imposizione di restrizioni sul movimento della popolazione
- come comunicare con il pubblico e i mass media.
Gli obiettivi che un pianificatore che si interesse in questo settore deve tenere in mente sono quattro: come limitare il numero di malati e morti, come mantenere la continuità dei servizi di base, come minimizzare lo scompiglio della società e le perdite economiche, e come potenziare gli appositi servizi medico-sanitari.
Le strategie possono essere riassunte nelle cosiddette "tre 'P'": persone, piani, prodotti e pratiche. Servono piani di emergenza pandemica a tutti i livelli della pubblica amministrazione e in altri luoghi, quali fabbriche, università, uffici. E' necessario creare un sistema integrato di monitoraggio e controlli medico-sanitari. Bisogna maturare una capacità di darsi ad azioni decisive e efficaci, distinte da trasparenza e buona comunicazione e dall'ampio coinvolgimento di tutti i settori del pubblico.

Conclusioni

Mentre la probabilità di trovarsi alle prese con una pandemia potrebbe sembrare assai remota a molti pianificatori di emergenza, non è affatto così improbabile. Se dovesse accadere come descritto in questo articolo, le conseguenze potrebbero essere molto profonde e l'intero "paesaggio del rischio", e quindi il panorama della protezione civile, subirebbe un cambio netto in pochissimo tempo. Le priorità verrebbero bruscamente riassettate.
Salterebbero fuori alcune questioni scottanti legate all'etica delle scelte prese, e la disponibilità e i costi di rimedi ai problemi verificati. In questo contesto, la sanità pubblica è un "potere di ordine pubblico", ovvero di polizia. In questa forma, essa potrebbe infrangere la libertà dell'individuo, ma nello stesso tempo sarà necessario difendere i diritti dei pochi mentre si cerca di proteggere l'incolumità di tutti. Sono scelte assai difficile ma è bene cominciare a studiarle subito, in "tempi di pace", anziché dover affrontare tutto per la prima volta all'altezza della crisi.

Ringraziamenti

Ringrazio Prof. Ziad Abdeen di Al Quds University, Palestina, e dott. William Hancock di Texas A & M University per i loro preziosi appunti, sui quali questo saggio è basato.

giovedì 5 giugno 2008

Il metodo degli scenari nella pianificazione e la gestione delle emergenze



Estratto dal libro: Principles of Emergency Planning and Management di David Alexander

Nel contesto dei disastri, uno scenario è una progressione ipotetica di circostanze e eventi progettata per illustrare o rivelare le conseguenze di qualche decisione, azione o impatto. Solitamente lo scenario viene allestito per offrire una risposta logica e consistente alla domanda "che cosa succederebbe se...?" Comunque, anziché mirare al futuro, talvolta si usa il metodo degli scenari per guardare in dietro (un modo positivo e costruttivo di utilizzare il senno di poi) come strumento di debriefing per meglio imparare le lezioni di un evento già successo.

Uno scenario è un modello di condizioni e circostanze. Esso solitamente viene progettato per rivelare il legame tra queste due cose (cioè, come le condizioni incidono con le circostanze e come le circostanze cambiano le condizioni). Il metodo degli scenari può essere usato, ad esempio, per rivelare le conseguenze degli impatti dei disastri, o di una certa scelta di opere di mitigazione, o di determinate strategie di ricerca e salvataggio dei superstiti. Gli scenari possono spiegare come la vulnerabilità interagisce con la pericolosità per creare particolari forme di rischio e di impatto. Gli scenari delle perdite dovute ai disastri possono essere modificati in base a determinate misure atte a ridurre il rischio e in rapporto a come queste funzionano durante il disastro.

È chiaramente essenziale costruire gli scenari come catene di eventi che sono plausibili e affidabili. Uno dei migliori modi per fare questo è di usare una metodologia dei sistemi (systems approach). Le immissioni vengono specificate nella forma di una serie di condizioni e di forze che provocano il cambiamento delle variabili fondamentali (ad esempio, come l'onda di piena di un fiume interagisce con la resistenza di un argine). Ulteriori condizioni vengono specificate nel compasso del sistema: alcune di queste limitano, ed altre guidano, i meccanismi di cambiamento della situazione mentre quest'ultima evolve. Insieme le condizioni fungono come forcing function, ovvero motrice, degli eventi. L'emissione del modello è lo scenario, come costruito, ed i suoi cambiamenti nell'arco del tempo preso in considerazione.

Gli scenari sono utilissimi al pianificatore d'emergenza, dato che il metodo può essere utilizzato per chiarire, sia le condizioni che necessitano di un piano (cioè, la presenza di fenomeni pericolosi e i loro probabili effetti), che l'impatto della preparazione in termini di quanto essa riesce a ridurre i rischi. Infatti, gli studi particolareggiati di pericolosità, vulnerabilità e esposizione al rischio possono essere integrati nello sviluppo degli scenari che vengono creati per investigare le perdite e gli infortuni nei disastri. In seguito, questi possono formare la base della pianificazione d'emergenza e delle misure atte a mitigare il rischio.

Il primo passo nella costruzione di uno scenario è quello di specificare le immissioni e i limiti iniziali (boundary conditions). Ad esempio, si potrebbe sviluppare uno scenario per un terremoto di magnitudo 7, il quale costituisce l'emissione dl pericolo che scatta e anima lo scenario. Le condizioni iniziali vengono date dalla vulnerabilità del patrimonio edilizio, dall'inquadramento dell'attività, al momento del terremoto, delle persone che vivono nella zona a rischio, e dalla capacità delle forze d'emergenza di rispondere tempestivamente al disastro. Lo sviluppo dello scenario avviene in base alla progressione temporale degli eventi. I dati sulla vulnerabilità indicheranno che un determinato numero di case potrebbero crollare e un certo numero di persone potrebbero morire. In base a questo, lo scenario può essere utilizzato per giudicare la probabile efficacia delle operazione di soccorso o per stimare la riduzione dei danni e degli infortuni avuta con un potenziamento dell'intervento immediatamente dopo il sisma.

Lo scenario procede attraverso una serie di fasi, le quali vengono solitamente definite dagli eventi (ad esempio, può estendersi dall'isolamento delle vittime all'inizio dell'emergenza all'arrivo delle forze incaricate con la ricerca e il salvataggio dei superstiti, e poi all'inizio dei processi di ripristino). Alla fine di ogni fase si può "congelare il tempo" e trarre la somma degli eventi successi, delle azioni e le decisioni prese. Così si ottiene una "sezione trasversale" del disastro, un quadro del progresso fatto e dei problemi affrontati dai principali attori (disaster manager, soccorritori, pompieri, volontari, medici, paramedici, ecc.). Quando si ha esplicato l'intera progressione degli eventi, e si è giunto all'esito finale, è possibile modificare lo scenario tramite la ricerca delle risposte ad una serie di domande come "che cosa succederà se raddoppiamo il numero di soccorritori?" oppure "che cosa succederà se il terremoto provoca delle frane che ostacolano le principali vie di accesso alla zona disastrata?" Le risposte a tali domande si hanno in base ad una serie di modifiche agli esiti dello scenario.

È particolarmente importante che il pianificatore di emergenza costruisca gli scenari in forma scritta, se necessario con l'aiuto di appositi esperti, per tutti i principali rischi e pericoli che entrano nella sua competenza. Questi serviranno per illustrare le situazioni che devono essere pianificate e aiuteranno a stabilire i parametri del processo di pianificazione di emergenza al livello locale.

Nel maggior numero di casi della costruzione di scenari a priori non ci sono mezzi per verificare il risultato, se non capita un vero disastro del genere nell'immediato futuro (così facendo dello scenario una specie di profezia!). Perciò si cerca la verisimilitudine nella plausibilità dei fatti, delle condizioni, dei meccanismi e degli esiti rappresentati dallo scenario. Mentre va avanti la progressione degli eventi si deve continuamente chiedere a se stesso: "è possibile questo?" oppure: "è probabile che avverrà così?" È meglio evitare scenari o eventi improbabili, ed anche, naturalmente, il pregiudizio, gli eccessi di fantasia, l'irrazionalità, il dettaglio eccessivo. Un buono scenario in forma scritta porterà il lettore con chiarezza, trasparenza e logica attraverso una serie di eventi, dimostrerà l'inquadramento delle decisioni, illuminerà le ragioni delle azioni prese, descriverà gli esiti, e giustificherà i vari eventi con un spiegazione logica e credibile. Lo scenario esemplare presenterà il quadro grande della situazione e non sarà ingombrato dall'invenzione di grandi quantità di dettagli. Le sue basi saranno i dati raccolti sui pericoli e sui rischi, ed anche l'andamento di eventi simili che sono veramente accaduti in passato (quindi è essenziale studiare meticolosamente i dati che possono aiutare la formulazione dello scenario). Così, l'esito finale sarà interamente plausibile, sebbene non necessariamente immune al dibattito.

Come esempio consideriamo lo scenario costruito per una ripetizione del grande terremoto di Kanto, che avvenne in Giappone nel 1923, il quale è raccapricciante. Si aspetta tra 40.000 e 60.000 morti, fino a US$1.200 miliardi di danni al patrimonio edilizio, danni per $900 miliardi all'infrastruttura, e perdite di $1.000 miliardi dovute all'interruzione delle attività redditizie. Comunque, il vero esito dipende dalle assunzioni su cui è basato questo scenario: alcuni ricercatori nel campo hanno giudicato esagerate le somme di danaro riportate qui. Tuttavia, è chiaro che tante cose importanti sono in ballo: la cifra finale delle perdite potrebbe essere equivalente alla metà del PNL giapponese e potrebbe indurre i mercati finanziari del mondo a subire una grave flessione.

Naturalmente, la maggior parte degli scenari sono meno grandiosi di questo, e quindi adesso considereremo un esempio ipotetico che ha il merito di essere molto semplice. Per essere breve, escluderemo la maggior parte del dettaglio di fondo.

Intorno alle ore 16,00 di un normale pomeriggio di un Venerdì di maggio accade un terremoto di magnitudo 6,7. Lo scuotimento forte dura 33 secondi e genera accelerazioni orizzontali in superficie che raggiungono il 31% della gravità (0,31g). Tra il patrimonio edilizio della città più colpita (50.000 abitanti) il danno è serio ma non universale. Più spettacolare di tutto, una sezione lungo 200 metri di un viadotto di autostrada è crollata su un parcheggio di macchine, schiacciando diversi automobili e forse alcuni dei loro occupanti. In secondo luogo, la facciata di mattoni e cemento armato di un grande magazzino nel centro commerciale della città è crollata e ha bloccato la strada principale con le sue macerie. Di nuovo, sotto ci potrebbero essere vittime. In terzo posto un capannone, in uso al momento del sisma, con telaio di acciaio è crollato nella zona industriale, mentre nell'area residenziale si ha avuto il crollo parziale di un palazzo di 4 piani abitato da anziani. In tre punti della città la rottura di tubi di gas ha dato luogo a incendi che sono violenti ma fortunatamente localizzati. In altri punti la rottura dei tubi di acqua ha provocato ad una serie di piccoli allagamenti e una forte perdita della pressione di erogazione dell'acqua in città. La mancanza di assistenza reciproca indica che anche i comuni limitrofi hanno da trattare con seri danni. Infine, nella zona esiste un unico ospedale dotato di pronto soccorso, e la sua funzionalità ed efficienza sono limitati da gravi danni strutturali e dall'assenza di diversi membri del personale medico e di alcuni funzionari di supporto.

Lo scenario va avanti in base ad un approccio razionale alla gestione di una situazione che è temporaneamente piena di elementi sconosciuti, di incertezze e di limiti alla capacità di agire. Il danno descritto sopra è chiaramente basato su perizie della vulnerabilità che sono state eseguite in "tempi di pace" con in mente una certa magnitudo di terremoto e con la specificazione di altri parametri sismici. La descrizione riferisce ad un punto di tempo circa mezz'ora dopo il sisma: essa non è completa perché in questo momento non si avrà una completa gamma di informazione sul disastro. Ad esempio, il numero di morti e feriti non è conosciuto. L'ulteriore sviluppo dello scenario dipende da una serie di assunzioni di come andrà avanti l'operazione di soccorso, e come si mostra la situazione rispetto le persone che rimangono senza tetto, ed i superstiti feriti e intrappolati. L'esito finale è un'espressione grafica del bisogno immediato di massicce risorse, un problema che il pianificatore di emergenza dovrà affrontare molto seriamente.