giovedì 5 giugno 2008

Il metodo degli scenari nella pianificazione e la gestione delle emergenze



Estratto dal libro: Principles of Emergency Planning and Management di David Alexander

Nel contesto dei disastri, uno scenario è una progressione ipotetica di circostanze e eventi progettata per illustrare o rivelare le conseguenze di qualche decisione, azione o impatto. Solitamente lo scenario viene allestito per offrire una risposta logica e consistente alla domanda "che cosa succederebbe se...?" Comunque, anziché mirare al futuro, talvolta si usa il metodo degli scenari per guardare in dietro (un modo positivo e costruttivo di utilizzare il senno di poi) come strumento di debriefing per meglio imparare le lezioni di un evento già successo.

Uno scenario è un modello di condizioni e circostanze. Esso solitamente viene progettato per rivelare il legame tra queste due cose (cioè, come le condizioni incidono con le circostanze e come le circostanze cambiano le condizioni). Il metodo degli scenari può essere usato, ad esempio, per rivelare le conseguenze degli impatti dei disastri, o di una certa scelta di opere di mitigazione, o di determinate strategie di ricerca e salvataggio dei superstiti. Gli scenari possono spiegare come la vulnerabilità interagisce con la pericolosità per creare particolari forme di rischio e di impatto. Gli scenari delle perdite dovute ai disastri possono essere modificati in base a determinate misure atte a ridurre il rischio e in rapporto a come queste funzionano durante il disastro.

È chiaramente essenziale costruire gli scenari come catene di eventi che sono plausibili e affidabili. Uno dei migliori modi per fare questo è di usare una metodologia dei sistemi (systems approach). Le immissioni vengono specificate nella forma di una serie di condizioni e di forze che provocano il cambiamento delle variabili fondamentali (ad esempio, come l'onda di piena di un fiume interagisce con la resistenza di un argine). Ulteriori condizioni vengono specificate nel compasso del sistema: alcune di queste limitano, ed altre guidano, i meccanismi di cambiamento della situazione mentre quest'ultima evolve. Insieme le condizioni fungono come forcing function, ovvero motrice, degli eventi. L'emissione del modello è lo scenario, come costruito, ed i suoi cambiamenti nell'arco del tempo preso in considerazione.

Gli scenari sono utilissimi al pianificatore d'emergenza, dato che il metodo può essere utilizzato per chiarire, sia le condizioni che necessitano di un piano (cioè, la presenza di fenomeni pericolosi e i loro probabili effetti), che l'impatto della preparazione in termini di quanto essa riesce a ridurre i rischi. Infatti, gli studi particolareggiati di pericolosità, vulnerabilità e esposizione al rischio possono essere integrati nello sviluppo degli scenari che vengono creati per investigare le perdite e gli infortuni nei disastri. In seguito, questi possono formare la base della pianificazione d'emergenza e delle misure atte a mitigare il rischio.

Il primo passo nella costruzione di uno scenario è quello di specificare le immissioni e i limiti iniziali (boundary conditions). Ad esempio, si potrebbe sviluppare uno scenario per un terremoto di magnitudo 7, il quale costituisce l'emissione dl pericolo che scatta e anima lo scenario. Le condizioni iniziali vengono date dalla vulnerabilità del patrimonio edilizio, dall'inquadramento dell'attività, al momento del terremoto, delle persone che vivono nella zona a rischio, e dalla capacità delle forze d'emergenza di rispondere tempestivamente al disastro. Lo sviluppo dello scenario avviene in base alla progressione temporale degli eventi. I dati sulla vulnerabilità indicheranno che un determinato numero di case potrebbero crollare e un certo numero di persone potrebbero morire. In base a questo, lo scenario può essere utilizzato per giudicare la probabile efficacia delle operazione di soccorso o per stimare la riduzione dei danni e degli infortuni avuta con un potenziamento dell'intervento immediatamente dopo il sisma.

Lo scenario procede attraverso una serie di fasi, le quali vengono solitamente definite dagli eventi (ad esempio, può estendersi dall'isolamento delle vittime all'inizio dell'emergenza all'arrivo delle forze incaricate con la ricerca e il salvataggio dei superstiti, e poi all'inizio dei processi di ripristino). Alla fine di ogni fase si può "congelare il tempo" e trarre la somma degli eventi successi, delle azioni e le decisioni prese. Così si ottiene una "sezione trasversale" del disastro, un quadro del progresso fatto e dei problemi affrontati dai principali attori (disaster manager, soccorritori, pompieri, volontari, medici, paramedici, ecc.). Quando si ha esplicato l'intera progressione degli eventi, e si è giunto all'esito finale, è possibile modificare lo scenario tramite la ricerca delle risposte ad una serie di domande come "che cosa succederà se raddoppiamo il numero di soccorritori?" oppure "che cosa succederà se il terremoto provoca delle frane che ostacolano le principali vie di accesso alla zona disastrata?" Le risposte a tali domande si hanno in base ad una serie di modifiche agli esiti dello scenario.

È particolarmente importante che il pianificatore di emergenza costruisca gli scenari in forma scritta, se necessario con l'aiuto di appositi esperti, per tutti i principali rischi e pericoli che entrano nella sua competenza. Questi serviranno per illustrare le situazioni che devono essere pianificate e aiuteranno a stabilire i parametri del processo di pianificazione di emergenza al livello locale.

Nel maggior numero di casi della costruzione di scenari a priori non ci sono mezzi per verificare il risultato, se non capita un vero disastro del genere nell'immediato futuro (così facendo dello scenario una specie di profezia!). Perciò si cerca la verisimilitudine nella plausibilità dei fatti, delle condizioni, dei meccanismi e degli esiti rappresentati dallo scenario. Mentre va avanti la progressione degli eventi si deve continuamente chiedere a se stesso: "è possibile questo?" oppure: "è probabile che avverrà così?" È meglio evitare scenari o eventi improbabili, ed anche, naturalmente, il pregiudizio, gli eccessi di fantasia, l'irrazionalità, il dettaglio eccessivo. Un buono scenario in forma scritta porterà il lettore con chiarezza, trasparenza e logica attraverso una serie di eventi, dimostrerà l'inquadramento delle decisioni, illuminerà le ragioni delle azioni prese, descriverà gli esiti, e giustificherà i vari eventi con un spiegazione logica e credibile. Lo scenario esemplare presenterà il quadro grande della situazione e non sarà ingombrato dall'invenzione di grandi quantità di dettagli. Le sue basi saranno i dati raccolti sui pericoli e sui rischi, ed anche l'andamento di eventi simili che sono veramente accaduti in passato (quindi è essenziale studiare meticolosamente i dati che possono aiutare la formulazione dello scenario). Così, l'esito finale sarà interamente plausibile, sebbene non necessariamente immune al dibattito.

Come esempio consideriamo lo scenario costruito per una ripetizione del grande terremoto di Kanto, che avvenne in Giappone nel 1923, il quale è raccapricciante. Si aspetta tra 40.000 e 60.000 morti, fino a US$1.200 miliardi di danni al patrimonio edilizio, danni per $900 miliardi all'infrastruttura, e perdite di $1.000 miliardi dovute all'interruzione delle attività redditizie. Comunque, il vero esito dipende dalle assunzioni su cui è basato questo scenario: alcuni ricercatori nel campo hanno giudicato esagerate le somme di danaro riportate qui. Tuttavia, è chiaro che tante cose importanti sono in ballo: la cifra finale delle perdite potrebbe essere equivalente alla metà del PNL giapponese e potrebbe indurre i mercati finanziari del mondo a subire una grave flessione.

Naturalmente, la maggior parte degli scenari sono meno grandiosi di questo, e quindi adesso considereremo un esempio ipotetico che ha il merito di essere molto semplice. Per essere breve, escluderemo la maggior parte del dettaglio di fondo.

Intorno alle ore 16,00 di un normale pomeriggio di un Venerdì di maggio accade un terremoto di magnitudo 6,7. Lo scuotimento forte dura 33 secondi e genera accelerazioni orizzontali in superficie che raggiungono il 31% della gravità (0,31g). Tra il patrimonio edilizio della città più colpita (50.000 abitanti) il danno è serio ma non universale. Più spettacolare di tutto, una sezione lungo 200 metri di un viadotto di autostrada è crollata su un parcheggio di macchine, schiacciando diversi automobili e forse alcuni dei loro occupanti. In secondo luogo, la facciata di mattoni e cemento armato di un grande magazzino nel centro commerciale della città è crollata e ha bloccato la strada principale con le sue macerie. Di nuovo, sotto ci potrebbero essere vittime. In terzo posto un capannone, in uso al momento del sisma, con telaio di acciaio è crollato nella zona industriale, mentre nell'area residenziale si ha avuto il crollo parziale di un palazzo di 4 piani abitato da anziani. In tre punti della città la rottura di tubi di gas ha dato luogo a incendi che sono violenti ma fortunatamente localizzati. In altri punti la rottura dei tubi di acqua ha provocato ad una serie di piccoli allagamenti e una forte perdita della pressione di erogazione dell'acqua in città. La mancanza di assistenza reciproca indica che anche i comuni limitrofi hanno da trattare con seri danni. Infine, nella zona esiste un unico ospedale dotato di pronto soccorso, e la sua funzionalità ed efficienza sono limitati da gravi danni strutturali e dall'assenza di diversi membri del personale medico e di alcuni funzionari di supporto.

Lo scenario va avanti in base ad un approccio razionale alla gestione di una situazione che è temporaneamente piena di elementi sconosciuti, di incertezze e di limiti alla capacità di agire. Il danno descritto sopra è chiaramente basato su perizie della vulnerabilità che sono state eseguite in "tempi di pace" con in mente una certa magnitudo di terremoto e con la specificazione di altri parametri sismici. La descrizione riferisce ad un punto di tempo circa mezz'ora dopo il sisma: essa non è completa perché in questo momento non si avrà una completa gamma di informazione sul disastro. Ad esempio, il numero di morti e feriti non è conosciuto. L'ulteriore sviluppo dello scenario dipende da una serie di assunzioni di come andrà avanti l'operazione di soccorso, e come si mostra la situazione rispetto le persone che rimangono senza tetto, ed i superstiti feriti e intrappolati. L'esito finale è un'espressione grafica del bisogno immediato di massicce risorse, un problema che il pianificatore di emergenza dovrà affrontare molto seriamente.