martedì 29 aprile 2008

Bombe nel cuore di Londra, 7 luglio 2005



Introduzione

Alcuni eventi riescono a compiere la fusione dei lati professionale e personale della vita in misura eccessiva. Un Giovedì umido e freddo quattro bombe sono esplose a Londra a pochi chilometri da dove sono nato e a pochi centinaia di metri da dove ho studiato all'università. Questo fatto mi rattrista, ma non mi sorprende. Negli anni '70 ero studente ho a Londra centrale durante la campagna di terrorismo della Provisional IRA irlandese, ed ero testimone ad una bomba che mandò in frantumi le finestre del dormitorio dive abitavo. Ho visto espolodere un'altra bomba nella stessa strada che ha amazzato un artificiere, padre di tre bambini piccoli. I quei giorni si imparava ad evitare luoghi dove le bombe in tutta probabilità potevano essere lasciate e a riconoscere oggetti e comportamenti sospettosi. Suppongo che sia la stessa cosa ora.

Londra è una città resiliente e ben preparata, ma né i suoi servizi di intelligenza né il suo sistema di protezione civile potrà essere infallibile. L'area metropolitana, la Grande Londra, è troppo estesa, troppo diversificata, troppo cosmopolite (a Londra si parlano 300 lingue) per proteggere i suoi cittadini adeguatemente contro oltraggi premeditati e ben pensati. Il centro della città, le Cities of London and Westminster (finanza e commercio versus governo e divertimento), giaciano al cuore di una vasta metropoli di 7,4 milioni di persone, oppure 25 milioni se si prende in considerazione tutte le città e contee che dipendano quotidianamente su Londra in misura più o meno profonda.

Londra in senso proprio comprende 33 comuni, detto boroughs, e solo molto recentemente ha guadagnato un'assemblea eletta presidiata da un sindaco esecutivo, attualmente il Laburista Kenneth Livingstone. Prima di quello, il ruolo del Signor Sindaco (Lord Mayor) di Londra era prettamente simbolico. Per di più, per almeno gli ultimi mille anni, il rapporto tra la dirigenza della città e il governo nazionale che viva come ospite della città è stato poco facile. Periodicamente, enti e organizzazioni che trattino dell'amministrazione della città sono stati creati e abboliti, un fatto che sottolinea quanto il governo centrale sia stato riluttante a lasciare Londra a gestire i propri affari.

I servizi di emergenza londinesi

Solitamente, quando avvengono le maxi-emergenza in Gran Bretagna, la polizia dirige la situazione. Poliziotti di rango elevato dirigeranno le operazioni di soccorso per conto degli altri servizi e partecipanti. Questo sistema avviene dall'idea che le emergenze siano maggiormente questioni di ordine pubblico, un atteggiamento che per bene o male sia fortemente radicato nella cultura amministrativa britannica. Certamente, i pianificatori di emergenza esistono in Gran Bretagna: infatti, la UK Emergency Planning Society (vedi http://www.the-eps.org/) ha più di 1.800 membri; ma i coordinatori di emergenza sono maggiormente costituiti da membri dei cosiddetti "servizi a lampada blù", polizia, pompieri e servizio sanitario.

A Londra il comando più grosso di polizia, sebbene non l'unico, è la Metropolitan Police (detto la "Met"), la quale numera 31.000 persone. La City of London Police Force è un'organizzazione separata e più piccola che comandi nell'area finanziaria della City. Infine, la British Transport Police presidia sulle ferrovie, la metropolitana, l'autobus e il trasporto sul fiume Tamigi.

La London Fire Brigade ha una lunga e onorata tradizione di servizio alla città. Il bisogno di un corpo di pompieri fu ampiamente dimostrato nel 1666 quando un forno nella ben nominata Pudding Lane (ora Monument Lane, sito del monumento al Grande Incendio di Londra) prese fuoco e gran parte del centro della città fu devastato dalle fiamme. I momenti più determinanti per il Corpo dei Pompieri di Londra avvenero durante i bombardamenti aerei del 1940 e 1941 (il "Blitz", come viene chiamato tutt'ora). I pompieri compierono molti rinomati atti di eroismo mentre la città subì una tempesta di fuoco sotto l'impatto delle bombe incendiarie.

Il London Ambulance Service (LAS) è sotto la giurisdizione del Servizio Sanitario Nazionale, il quale dispone di un attivo ramo di pianificazione d'emergenza. Il LAS viene affiancato dal servizio volontario della St John Ambulance Brigade, il quale durante l'emergenza del 7 luglio 2005 ha fornito 37 autoambulanze e 20 centri mobili di soccorso, il tutto gestito da un personale di oltre 100 persone.

Fino alla fine degli anni '90 si poteva dire che la risposta ad una maxi-emergenza a Londra era frammentata. Però, quando un evento era limitato di gravità e estensione geografica gli effetti negativi di questo erano poco significanti. Ad esempio, quando nell'ottobre 1999 31 persone persero la vita nello scontro ferroviario di Ladrboke Grove, Londra occidentale, le forze a lavoro nel campo no riscontravano particolari problemi di organizzazione e coordinamento, né di carenza di risorse.

Nel 2000 il Governo Britannico decise di stabilire, al di sopra delle contee e borough, un sistema di regioni amministrative non dissimilare a quello delle prefetture che esistano nelle nazioni dell'Europa continentale. La risposta britannica agli eventi dell'11 settembre 2001 negli Stati Uniti era di istituire una serie di comitati regionali di protezione civile, e così nacque l'attuale autorità di protezione civile, la London Resilience Organisation. In seguito, una collaborazione tra tutti i principali partecipanti sotto la bandiera della London Emergency Services Liaison Panel ha riorganizzato la pianificazione della risposta a possibili emergenze futuri (LESLP--vedi www.londonprepared.gov.uk, un sito che offra copie scaricabili dei piani di emergenza londinesi).

Vulnerabilità dei sistemi di trasporto

Per molto tempo i sistemi di trasporto a Londra sono stati un bersaglio preferito dei terroristi. In una città così grande e con una densità di popolazione così alta, questi servizi sono stati consistentemente difficili da organizzare in modo efficiente, a dire niente di come proteggerli contro possibile attacco. Il sistema di metropolitana della London Underground (LU, conosciuto colloquialmente come il 'tubo', "the Tube") ha 12 linee, 275 stazioni e 408 km di binari. Esso dispone di uno staff di 12.000 persone e porta circa tre milioni di passeggeri ogni giorno.

Nonostante gli alti prezzi dei biglietti, per molti anni la London Underground ha sofferto da una carenza di fondi e di manutazione. Per quanto riguarda la gestione dei rischi il suo record è piuttosto variabile, e con il passo degli anni alcuni disastri sono accaduti. Ad esempio, durante la seconda guerra mondiale le stazioni a livello profondo, cioè quelle che giaciano qualche decina di metri sotto la superficie, sono state usate come rifiugi durante i bombardamenti aerei. Nel marzo del 1943 un panico di massa avvenì alla stazione di Bethnal Green e nel tentativo di ripararsi sotto terra 173 persone furono schiacciate a morte. Quarantatre persone sono morte nello scontro del febbraio 1975 alla stazione di Moorgate nella City, e 31 perirono nell'incendio che divampò con grande rapidità nella stazione di Kings Cross nel novembre del 1987. Più recentemente, l'Underground ha sfiorato il disastro con il deragliamento di un treno a Chancery Lane e l'immobilizzazione di un'altro convoglio, superaffolato, in galleria per ben sei ore in condizioni caldissime e soffocanti. A mio parere, queste due emergenze non sono state particolarmente ben gestite.

Paradossalmente, LU gestisce in modo molto avvanzato il rischio geotecnico intorno alle sue linee, ma la sua gestione di altri rischi indica un bisogno di maggiore investimento nella pianificazione, la formazione e la preparazione per le emergenze.

Come si aspetterebbe dal sistema di ferrovia sotterranea più vecchio di tutto il mondo (fu inaugurato nel 1868), il 'Tube' non è molto "user friendly", ovvero non è facilissimo da usare. Le gallerie in cui scorrono i treni sono strettissime, non c'è aria condizionata, e si accede alle piattaforme delle stazioni tramite piccole, strettissime gallerie con molti angoli e scale. Per di più, le insegne di emergenza sono insufficienti. Questa situazione è piuttosto anomala, dato il coinvolgimento dell'Underground per ben 75 anni nella promozione di grandi opere d'arte (ad esempio, i mosaici di Sir Eduardo Paolozzi alla stazione di Oxford Circus e le sculture di Jacob Epstein a quella di St James's Park). Inoltre, la mappa delle linee, progettata nel 1933 da Harry Beck, il cui traeva ispirazione da un diagramma del flusso di elettricità, è considerata un'icona di chiarezza. Ciò nonostante, a Waterloo, per esempio, dove quattro linee intersecono e fanno scambio con la ferrovia in superficie, la stazione sotterranea è davvero difficile da navigare sotto condizioni normali, a dire niente di quelle che prevalgano in un'emergenza. Per alcuni anni ormai, mappe di evacuazione sono state appese sui muri delle stazioni, ma non sono né facili da interpretare né largamente consultate dai passeggeri.

Le bombe nella metropolitana

Grandi esplosioni o collisioni nel 'Tube' danno luogo a condizioni che siano distinte da grande calore, alta densità del fumo, mancanza di spazio per lavorare e la lunga durata dell'emergenza. Al peggio, sarebbero simili alle condizioni riscontrate nelle gallerie incendiate del Monte Bianco e del Frejus, a parte il fatto che il fumo da incendi nelle gallerie profonde del 'Tube', le quali giaciano fino a 30 metri sotto la superficie della città, non ha dove andare a parte le stazioni. A questo punto serve spiegare che le linee più vecchie sono vicine alle superficie e in alcuni luoghi del centro parzialmente scoperchiate, mentre tutte le linee costruite nel ventunesimo secolo sono più profonde e nell'area centrale non sono scoperchiate. Queste ultime hanno gallerie di diametro 3,5 metri, con una distanza di solo 15 cm che separa il treno dai muri.

Il 7 luglio 2005 due delle bombe, quella tra Aldgate e Liverpool Street alle ore 0851 e quella tra Kings Cross e Russell Square alle 0856, sono esplose nelle gallerie profonde e una, alla stazione di Edgware Road (ore 0917) è stata detonata su una delle linee della vecchia London Underground Railway più spaziose e più vicine alla superficie. La bomba ad Edgware Road ha causato lo scontro di due treni, aggiungendo un'altra complicazione al disastro in atto.

Apparentemente, ciascuna delle bombe consisteva in circa 4,5 kg di esplosivo di fabbricazione artigianale sulla base di un perosside domestico. Sono state detonate, probabilmente tramite telefono cellulare, rispettivamente nella prima carrozza del treno a Kings Cross, la seconda di quella ad Edgware Road e la terza di quella di Liverpool Street (la maggior parte degli treni di LU dispongono di sei carrozze). In tutti e tre casi le esplosioni sono state potenziate dal fatto di avvenire in spazi confinati, con la riflessione degli scoppi e quindi, in pratica, il raddoppiamento della loro potenza. In due casi sono state generate delle palle di fuoco. In tutti i casi i passeggeri più vicini alle esplosioni hanno sofferto ferite come l'amputazione spontanea di arti, straziamenti profondi ai tessuti del corpo scoperchiando gli organi interni, e le cosiddette "ferite da compartimento", in cui la forza dello scoppio danneggia organi come i polmoni entrando ad alta potenza dentro. Alcune persone sono state severamente brucciate da flashback collegate con gli scoppi e altre sono state intossicate da inalazione di fumo e di polvere. sul treno ad Edgware Road lo scoppio ha gettato un passeggero atttraverso una finestra davanti ad un treno che stava venendo nell'altro senso.


In genere la gravità delle ferite da scoppio diminuisce rapidamente con l'aumento della distanza dal punto di detonazione. Comunque sia, i passeggeri che non erano ubicati direttamente nella linea di scoppio hanno sufferto ferite da scheggia, perforazione dei tamburi delle orecchia, intossicazione del fumo e ferite agli occhi.

In ciascun caso, lo scoppio è stato seguito da un periodo di buio in cui l'aria era piena di fumo e di una polvere oleosa. Fortunatemente, in nessun caso si è divampato l'incendio. Anche se gli scoppi hanno fatto saltare in aria i tombini nei pavimenti delle carrozze e hanno fatto cadere quasi tutti i passeggeri dalle sedie, in genere non hanno fracassato le finestre. Dove questi si sono rotte oppure sono state spaccate dai passeggeri l'aria più pulita è entrata nella carrozza disperdendo il fumo soffocante.

All'inizio della crisi, c'erano molte casi tra i passeggeri di panico, isteria e persone che gridavano in modo incontrollabile, probabilmente come reazione alla paura di rimanere intrappolate se l'incendio dovesse interessare le carrozze. Nonostante il panico, molte persone sono rimaste lucide. In genere le donne hanno dimostrato atteggiamenti più pratici rispetto a quelli degli uomini. In modo consistente con la ricerca sociologica sulle situazioni di crisi, il panico è stato un fenomeno transitivo, di breve durata, non universale e ristretto ai momenti più stressati dopo gli attacchi.

Le evacuazioni

Con così poco spazio tra i treni e i muri delle gallerie i convogli non potevano essere evacuati dalle porte laterali. I passeggeri dovevano quindi andare via dalla testa e la coda dei treni e caminare nel buio lungo i binari fino alle stazioni più vicine. Questo comunque potevano fare soltanto quando non c'era dubbio che la corrente elettrica sia stata tolta dai binari. Nelle gallerie profonde tra 20 e 30 minuti sono passati prima che i passeggeri potessero essere condotti in sicurezza da agenti della London Underground e della polizia. Nel frattempo, alcuni passeggeri non hanno ricevuto nessuna informazione, forse perché i sistemi di annuncio dei treni sono stati messi fuori azione. Altri passeggeri sono stati informati che un sovraccarico elettromagnetico era successo, un fatto privo di fondamenta. Dato che ciascun treno contenesse circa 700 persone, ci voleva fino a mezz'ora per caminare alle stazioni, ma le persone evacuate non hanno mostrato ulteriori segni del panico durante il tragitto. In tutta la zona centrale della città ben 200.000 persone sono state evacuate da treni e stazioni della metropolitana in meno di un'ora, il quale sottolinea sia l'alto livello di affluenza del London Underground che una relativa efficienza nei processi di sgombero.

Il fatto che i passeggeri siano arrivati, visibilmente scossi e in alcuni casi feriti, alle stazioni in entrambe le direzioni dai treni immobilizzati nelle gallerie profonde ha inizialmente dato alle autorità l'impressione che ci fossero state più bombe che in realtà siano scopiate. Paradossalmente, ma come si aspetterebbe in un evento anomalo sotto terra con conseguenze molto imponenti, l'unità di controllo del London Underground non ha sùbito appreso la natura e la gravità della situazione e quindi ha istituito un'allerta di secondo livello (giallo) anziché dichiarare sin dall'inizio un'emergenza al codice rosso. Apparentemente, il soccorso è stato ritardato dalla necessità di analizzare campioni di aria dalle gallerie per accertare che non fossero presente contaminazioni di radionuclidi o altre sostanze tossiche, le quali avrebbero necessitato ai soccorritori di indossare tute di protezione NBCR (di cui ben 1500 sono disponibili a Londra) e di adoperare misure speciali per proteggere la salute degli evacuati.

L'esplosione sull'autobus

L'autobus di linea 30 che è esploso in piazza a Woburn Square alle 0947 era affollata, nodimeno perché molte viaggiatori siano stati già evacuati dalla metropolitana dopo lo scoppio a Kings Cross. Quindi i morti qui sono stati 13 e molte persone sono state ferite. Evidentemente lo scoppio si è diretto in su e lateralmente. Era fortuito che l'autobus, il quale era stato ridiretto a causa dei cordoni messi dalla polizia intorno alla stazione di Kings Cross, al momento dell'esplosione stava passando il quartiere generale dell'Associazione Britannica dei Medici (la British Medical Association) e quindi alcuni dottori, compresi quelli con formazione e esperienza delle procedure mediche di emergenza applicate alle ferite traumatiche, sono potuti intervenire subito. La compliazione di una prima stima del numero di morti è stata impedita dal fatto che diverse persone sono state mandate in frantumi. Dato questo, e in più il livello di affollamento delle strade e del bus, è sorprendente che non ci fossero più vittime.

La risposta dei servizi di emergenza

Per dirigere la situazione creata dalle bombe Londra non ha dovuto mobilitare tutte le sue risorse di emergenza. Ad esempio, la Civil Contingencies Reaction Force, con un complemento di 7.000 persone, non è stata usata e le 13 ospedali incaricate con la risposta medica allo stato di emergenza hanno lavorato bene e senza particolari intoppi. Comunque, il nucleo antiterroristico di operazioni speciali SO13 è stato mobilitato tempestivamente e in pieno.

Come è sempre il caso, le operazioni di soccorso sono state condotte con una certa misura di improvvisazione. L'esplosione tra Kings Cross e Russell Square ha reso la galleria strutturalmente pericolante (infatti, una parte del tetto è crollata). Comunque, fortunatemente il London Underground dispone di un'unità mobile per la rapida riparazione di danni di questo tipo. I rischi associati all'amianto probabilmente sono stati esagerati, dato che la LU abbia da molto tempo un programma di decontaminazione notturna delle gallerie atto a togliere l'amianto. Comunque, le condizioni di lavoro sotto terra erano molto ristrette e fino a 15EC più calde rispetto a quelle in superficie. Quindi lavorare laggiù nelle gallerie profonde per lunghi periodi di tempo era difficile per gli ingegneri, i soccorritori e gli investigatori.

Delle 700 persone che sono state ferite dalle esplosioni, 350 sono state soccorse in situ ai posti medici avanzati e un numero pari è stato trasportato in ospedale. Circa 100 pazienti di quest'ultimo gruppo sono stati detenuti nei centri medici e mentre meno di 25 di questi sono rimasti in sala di rianimazione alcuni sono deceduti in ospedale, portando così la cifra finale dei morti a 56. Circa sei ospedali hanno ricevuto un flusso consistente di persone ferite, e uno, il Royal London Hospital, ha curato ben 183 pazienti, diversi dei quali sono arrivati a bordo di tre autobus di due piani comandati per l'occasione.

Gli scoppi hanno causato una larga gamma di problemi medici che hanno interessato tutti i sistemi del corpo umano: respiratorio, cardio-circulatorio, muscolare, dello scheletro, del sistema nervoso e di quello digestivo. Le ferite più comuni erano effetti della pressione dello scoppio, ferite da impatto, sindrome dello schacciamento, grandi ustioni, intossicazione del fumo e ferite da scheggia.

Comunicare nell'emergenza

Le compagnie telefoniche hanno anticipato l'aumento di domanda per i loro servizi potenziando dovunque possibile la capacità delle reti fino al livello massimo. Comunque, in alcune zone di Londra il Governo britannico ha fatto scattare il sistema di regolamento delle chiamate denominato "Access Overload Control", il quale ha la funzione di limitare l'accesso del pubblico generale alle reti e di facilitare l'accesso in modo prioritario ai servizi di emergenza. Dato che i telefoni mobili siano stati usati per detonare le bombe scoppiate a Madrid nel marzo del 2004, e che non si sapeva al momento se ci fossero altre bombe a Londra, il governo avrebbe potuto ordinare la chiusura istantanea delle reti cellulari. Comunque, questa misura non è stata presa.

I siti dei principali fornitori di notizie via Internet (ad esempio, news.bbc.co.uk) hanno recepito fino ad un milione di visitatori all'ora. Sfortunatemente, entro un breve periodo dall'inizio della crisi, il sito del Consiglio Mussulmano della Gran Bretagna ha ricevuto via posta elettronica 30.000 messaggi di carattere abbusivo e minaccioso.

Terrorismo e sicurezza

Gli autori delle stragi del 7 luglio 2005 a Londra erano, come si sa, cittadini britannici. E' significativo che fino al 10-15 per cento dei mussulmani del Regno Unito siano, secondo le stime, simpatizzanti all'idea di una risposta violenta alle correnti di politica mondiale. I mussulmani sono una grande minoranza nella società britannica, composta di forse due milioni di persone, ma la vasta maggioranza di esse è pacevole, rispettosa delle leggi e fortemente opposte alla violenza.

Nel Regno Unito la proporzione del budget nazionale dedicata alla sicurezza è ormai raddoppiata rispetto all'anno 2000. Circa euro 75 milioni sono stati spesi sui mezzi di decontaminazione soltanto. Per di più, la sorveglianza dei luoghi pubblici ha raggiunto un livello senza precedenti: il tipico londinese viene filmato ben 250 volte al giorno dalle CCTV. Inoltre, ci sono enormi investimenti nell'impiego del personale di sicurezza. D'altra mano, delle 700 persone arrestate sotto la recente entrata in vigore della Legge per la prevenzione del terrorismo, solo 17 sono state condannate dai tribunali e solo alcune di queste avevano legami con il filo di terrorismo responsabile per le bombe del 7 luglio. Questo fatto sottolinea quanto è difficile combattere il terrorismo.

Quando nel febbraio del 2003 i carri amati sono stati mandati a presidiare sull'aeroporto di Heathrow, era più probabilmente perché disponevano di sistemi mobili di comunicazione sicura che perché fossero il modo migliore di sconfiggere un attacco con un razzo terra-aria su un aereo in fase di decollo o atterraggio.

In Gran Bretagna tutte le istituzioni finanziarie devono per legge disporrsi di un piano di emergenza per garantire la continuità degli affari in caso di disastro. Tali organizzazioni formano una parte di ciò che si chiama la "infrastruttura critica nazionale", la quale include diversi rami del governo ed anche le compagnie di erogazione dell'energia elettrica. Inoltre, la nuova legge di base sulla protezione civile del 17 novembre 2004 (equivalente della L.225/1992 in Italia) obbliga tutti i fornitori di servizi di base (nei settori di trasporto, gas, elettricità, acqua, smaltimento dei rifiuti, ecc.) di partecipare nella pianificazione di emergenza come "rispondenti di secondo livello". Le sue funzioni sono critiche ma meno centrali di quelle del governo e dei servizi di emergenza, complessivamente denominati "rispondenti di primo livello". Malgrado il nuovo assetto della protezione civile nel Regno Unito, un recente studio accademico ha indicato che i servizi di emergenza siano carenti di finanziamento, che il settore privato sia largamente impreparato, e che le regioni limitrofi a quella londinese siano meno preparate della capitale. Attualmente esiste un certo dubbio rispetto a se "Operazione Sassoon", il piano per l'evacuazione di massa da Londra centrale verso le regioni limitrofi, potrebbe essere messo in funzione con successo. Ciò nondimeno, Londra può contare su ben 30 anni di esperienza del terrorismo della Provisional IRA. I suoi servizi di emergenza hanno accumulato molta esperienza utile e la sua popolazione è abituata a continuare le attività normali malgrado i rischi.

L'essenza di essere londinese

Un vero londinese è nato nell'area in cui, livelli di rumore ambientale permettendo, si sente il suono delle campane della chiesa parocchiale di Santa Maria-le-Bow (Per una strana coincidenza il rettore della parocchia di St Mary-le-Bow si chiama George Bush!). In condizioni di assoluta tranquilità questa sarebbe una parte molto ampia del bacino di Londra, compresa il distretto di Highbury dove sono nato io. La grande campana di Bow, detta "Great Bell of Bow" e immortalizzata da una famosa canzone, pesa 2135 kg ed è uno dei simboli più rinnomati della cultura londinese. Così è anche lo stoicismo esibito dai londinesi durante i raid aereo del 1940-1, il "Blitz".

Le campane di Bow sono state rifondate diverse volte negli ultimi 600 anni, compreso dopo di essere colpite direttamente da una bomba durante il Blitz. L'attuale campana tenore porta la seguente iscrizione, una potente preghiera per la pace:-

"Now lettest Thou Thy servant depart in peace,
For mine eyes have seen Thy salvation."

"Ora lascia che il Tuo servo parte in pace,
perché i miei occhi hanno visto la Tua salvezza."

Lezioni per la protezione civile

Le bombe del luglio 2005 a Londra costituiscono un evento unico, ma malgrado questo ci sono almeno otto lezioni per la protezione civile, per la risposta medica all'emergenza e per il contro-terrorismo in qualsiasi grande città.

1. Le ferite causate dallo scoppio delle bombe possono essere gravi e complesse, e possono coinvolgimere grandi numeri di persone. In termini di pianificazione, ci sono pochi paragoni con altri tipi di disastro: alcuni commentatori sostengono che trattare con ferite da bombe sia come curare gli effetti coincidentali di molti incidenti stradali, ma è vero solo fino ad un certo punto. Gli ospedali devono prepararsi a curare una vasta gamma di ferite che riferiscono a diversissime forme di trauma, un processo complicato di triage e lunghi interventi chirurgici.

2. La gravità delle ferite da bomba, e quindi la probabilità che siano fatali, aumenta in modo forte con la prossimità al punto di detonazione (sebbene il rapporto è complicato dal contenimento dello scoppio e la sua riflessione da superficie solide). Le bombe che scoppiano in luoghi confinati e affollati feriranno molte persone in modo grave.

3. In uno spazio confinato come una galleria sotterranea, il soccorso delle persone intrappolate può essere rallentato dal bisogno di utilizzare l'analisi chimica per sapere se ci sia contaminazione dell'aria o del sito dell'esplosione. Non sarà immediatemente apparente se l'incidente ha dato luogo ad una contaminazione NBCR o meno. In tutte le situazioni in cui è esplosa una bomba i soccorritori non dovrebbero essere inviati a lavorare sul luogo fino a che il comandante dell'incidente (incident commander) non abbia accertato che altre bombe non siano pronte a scoppiare nei pressi. Questo requisito pone un severo dilemma, dato il bisogno immediato del pronto intervento per salvare le persone coinvolte.

4. Riguardo il rischio delle bombe che scoppiano sotto terra, bisogna dedicare più attenzione ai problemi di come accertare in modo tempestivo che cosa è successa e alla progettazione di sistemi robusti atti ad informare le persone coinvolte che cosa devono fare. La modellazione a scenario potrebbe essere usata per accelerare l'identificazione tempestiva di situazioni che sono gravi tale da meritare una risposta a codice rosso. Rispetto alla pianificazione, servono nuovi approcci.

5. Le ferite severissime che mettano in pericolo la vita causate dalle bombe possono richiedere interventi sostanziosi per stabilizzare la condizione del paziente prima che egli possa essere trasportato in ospedale. Questo richiede il trasporto rapidissimo al sito di tende speciali e attrezzi chirurgici portatili. In alcuni casi non ci sarà nemmeno il tempo per allestire un posto medico avanzato.

6. Le vittime di ferite da scoppio e da schiacciamento hanno bisogno dell'immediata trasfusione di fluidi. Anche i feriti ambulanti hanno bisogno di fluidi. Nel caso di Londra, la disponibilità di pacchi di sangue era sufficiente, ma le soluzioni salini e altri fluidi di reidratazione scarseggiavano.

7. Le unità di risposta all'emergenza dovrebbero disturbare il sito dello scoppio di una bomba il minimo possibile, naturalmente senza compromettere i loro obiettivi rispetto al salvataggio delle vite. Il sito rappresenta una "scena del crimine" che dopo i soccorsi verrà sottoposto ad un intenso indagine forensico.

8. A Londra, malgrado una situazione eccezionalmente difficile causata dallo scoppio di bombe nelle gallerie sotterranee profonde, l'incidenza del panico è stata limitata ad alcune situazioni in cui la gente credeva di essere intrappolata. Non bisogna sovrastimare l'importanza del panico. I sociologi ci insegnano che il panico sia un fenomeno transitivo, di corta durata e abbastanza rara.


9. L'avvenimento di attacchi ripetuti a Londra due settimane dopo gli eventiu del 7 luglio 2005 sottolinea il bisogno di rimanere vigilante e di promuovere buone linee di comunicazione tra i servizi di emergenza, le forze dell'ordine e quelle della protezione civile e della difesa civile. Anche se questi oltraggi non potevano essere previste in dettaglio, data l'intelligenza sull'attività dei gruppi terroristici, gli attacchi erano aspettati