martedì 29 aprile 2008

Scenari di attacchi biologici o chimici: ruolo della protezione civile



Sebbene molti scenari di attacco biologico o chimico possano essere niente più di allarmismo, esiste un rischio mondiale di atti di violenza gratuita tramite l'uso di patogeni, agenti chimici o sostanze radioattive. In questo articolo esamineremo la possibile natura di un attacco terroristico di questo genere, le possibili conseguenze, e come organizzare la risposta della protezione civile e degli organi di soccorso.

Nel passato, molti incidenti terroristici, limitati nello scopo e nell'esecuzione, sono stati compiuti per influenzare un processo di negoziato politico. Altri , tuttavia, sono stati motivati dal desiderio di rappresaglie causando morti, feriti e caos tra la popolazione generale. Nel caso specifico c'entra il terrorismo biologico o chimico. Anche se, come nel caso di bombe o conflitti a fuoco, la risposta sarà diretta dalle forze dell'ordine, la protezione civile e i suoi soccorritori saranno sicuramente coinvolti.

Probabile natura dell'incidente

In termini generali, ci sono 4 tipi di possibile attacco:
- il rilascio di patogeni virali o batteriologici
- il rilascio di tossine chimiche
- la diffusione dl sostanze radioattive, e
- l'impiego di armi nucleari.

Riguardo le sostanze biologiche e chimiche, ci sono 5 possibili mezzi di diffusione:
- spruzzare o lanciare la sostanza da un velivolo
- diffonderla tramite l'esplosione di una bomba
- lanciarla con un missile, la cui testata contiene la sostanza
- seminarla a mano, oppure
- diffondere la contaminazione tramite una rete, ad esempio quella delle poste.

Tre tipi di evento potrebbero succedere:
- il rilascio deliberato di sostanze tossiche raffinate in modo tale da migliorare la loro efficacia come armi
- l'impiego di patogeni o tossine comuni e non alterate, e
- allarmi falsi e truffe.

Gli agenti tossici possono essere dispersi in forma di polvere, aerosol, gas o sostanze sciolte o sospese in acqua. La maggior parte degli agenti biologici e chimici sono sostanze di altissima tossicità che arrivano a concentrazioni letali in dosi piccole o minuscole. Come esempi possiamo citare una sostanza chimica, la diossina (2,3,7,8-Tetraclorodibenzo[b,e][1,4]diossina), i gas nervini Sarin, Soman e VX, e la forma di pneumonia batterica diffusa per aerosol chiamata Legionella. I seguenti casi illustrano alcuni possibili livelli di tossicità. Per il Sarin, la LC50 (la concentrazione che produce una mortalità del 50% tra le persone colpite) è di 100 mg/m3 al minuto. Quindi, se 1 kg viene rilasciato in uno spazio rinchiuso di 100x100x10 m (100.000 m3), e la dispersione avviene in modo uniforme fino ad una concentrazione di 10 mg/m3, la LC50 arriverà entro 10 minuti. In un altro esempio, servirebbe 80 kg di una sostanza chimica in forma di aerosol avendo una tossicità di 0,025 g/kg per coprire 100 km2 con una nube capace di mietere vittime fino alla LD50 (la dose che produce una mortalità del 50% delle persone contaminate).

In genere, si può distinguere tra le forme comuni di particolari sostanze e la produzione di forme raffinate e potenziate per renderle più efficienti come armi (cioè, più letali o più suscettibili alla dispersione). Ad esempio, le spore di antrace possono aderire a polveri o essere sospese in liquidi capaci di formare aerosol, in modo tale da aumentare la loro abilità di essere aspirate nei polmoni, dove sono molto più capaci di ammazzare una persona rispetto al semplice contatto cutaneo. Con possibili eccezioni di importante rilievo, ad esempio in Iraq e Afghanistan, la scorta mondiale di armi chimici e biologici non è potenzialmente accessibile ai terroristi, i quali non hanno per conto proprio laboratori capaci di fabbricare armi del genere. Perciò gli attacchi finora registrati sono stati di efficienza relativamente bassa.

In riferimento ai patogeni biologici, un attacco terroristico potrebbe avere lo scopo di produrre uno dei seguenti risultati:

(a) Epidemie nelle popolazioni umane. Queste potrebbero effetti di patogeni di facile diffusione ma non contagiosi, come l'antrace, la quale proviene dal batterio Bacillus anthracis. Altrimenti, si tratterebbe di patogeni altamente contagiosi, come la peste bubbonica (dal bacterio Yersinia pestis), il botulismo (dal bacterio Clostridium), il vaiolo (dal virus variola) and le febbri emorragiche di dengue o ebola. Si nota che gli effetti di tali patogeni non sono istantanei, ma richiedono giorni di incubazione: da 1 a 6 per l'antrace, 2-3 per la peste, 12 per il vaiolo. Dal 1977 quest'ultimo non è presente come problema di sanità pubblica, ma alcuni campioni sono ancora custoditi nei laboratori medici da dove forse potrebbero essere rubati da terroristi.

(b) Epizootici, ovvero epidemie di malattie degli animali, soprattutto quelli di allevamento. L'encefalopatia bovina spugniforme (bovine spongiform encephalopathy--BSE) e il morbo foot and mouth sono sufficientemente virulenti e difficili da controllare: caratteristiche li rendono interessanti ai terroristi. Inoltre, si potrebbe avvelenare grandi allevamenti di bestie.

(c) Epipfitotici, ovvero epidemie delle piante, specialmente quelle di coltivazione agricola. Secondo l'ONU, ben 10 patogeni vegetali sono di alta potenzialità terroristica, compresi alcuni funghi, come il Karnal Bunt, la 'ruggine del grano' e alcune forme di muffa del grano e di parassita del riso. Durante la Guerra fredda, le superpotenze ammassavano diverse tonnellate di queste patogene per usare nel caso che si decidesse di provocare una carestia nel territorio nemico.

Gli epizootici e gli epifitotici potrebbero avere gravi conseguenze per l'approvvigionamento alimentare, ma forse solo la BSE ha la capacità di trasmettersi nella razza umana, e soltanto nel giro di un periodo di molti anni.

Un'epidemia avrebbe sia effetti diretti (la mortalità e la morbosità tramite contatto, contaminazione e infezione) che quelli indiretti. Tra questi ultimi, l'ansietà del pubblico indubbiamente risulterebbe in un grande numero di casi di disordine dello stress traumatico, con elevata necessità di trattamento psichiatrico di massa. Ci sarebbero, inoltre, tanti casi di ipocondria e di disordini somatici (chiamati anche 'malattie sociogeniche' e 'SMIF'--sintomi multipli idiopatici fisici'), con un elevato numero di richieste di aiuto medico.

L'esperienza del passato ci ricorda che dopo l'attacco del gas nervino Sarin, eseguito dalla setta religiosa Aum Shinrikio nella metropolitana di Tokio nel 1995, fra le 5000 persone che richiedevano aiuto medico, solo 1000 denunciavano sintomi di intossicazione, mentre 4000 soffrivano di effetti psicosomatici e niente altro. Inoltre, dopo il lancio di 39 missili iracheni su Israele nel 1991, il 54% dei pazienti ricoverati negli ospedali di Tel Aviv denunciava sintomi di ansietà oppure di overdose di atropina, l'antidoto ad attacchi di gas che comunque non si erano materializzati. Dopo un attacco chimico o biologico, insieme alle disabilità fisiche e rischi veri o immaginati alla gravidanza tra i veri contaminati, I disordini psicosomatici sarebbero di lunga durata.

Organizzare la risposta ad un attacco

Il primo elemento di qualsiasi risposta ad un attacco chimico o biologico è di conoscere che cosa è successo e quale sostanza è coinvolta. La celerità è essenziale nell'eseguire la diagnosi dello stato medico delle vittime e nella decontaminazione di persone e spazi interni ed esterni. Ci potrebbe essere bisogno di curare grandi numeri di pazienti, somministrare antidoti o antibiotici, prestare aiuto psicologico, evacuare il pubblico e mettere le vittime in uno stato di quarantena.

La sicurezza dei soccorritori è ovviamente un fattore di grande rilevanza. Per mancanza di un sigillo ermetico, molte tute e maschere anti-gas non garantiscono una protezione adeguata, soprattutto contro i micro batteri. L'unica possibile soluzione è di immagazzinare attrezzi speciali in alcuni luoghi di rapida accessibilità e di sviluppare protocolli per la distribuzione ai soccorritori di questi mezzi. Sul mercato internazionale, nuovi prodotti per combattere gli incidenti biologici e chimici sono in continua evoluzione, e quindi la tecnologia di risposta è costantemente in via di potenziamento.

Gli attacchi biologici e chimici non sono necessariamente incidenti spettacolari tale da essere immediatamente riconoscibili come tali. Se esiste il sospetto, ma non la prova, di un attacco, la miglior strategia è di istituire il monitoraggio epidemiologico intensivo. Qualsiasi concentrazione di casi di sintomi anomali deve essere rapidamente investigata, e poi le terapie contro le tossine o i microbi possono essere somministrate sia come mezzi di reazione all'evento che per prevenire ulteriori conseguenze. Questo, però, dipenderà dalla disponibilità di una sufficiente quantità di antidoti e antibiotici. Comunque, in genere la profilassi non deve essere praticata se non c'è un bisogno clinico dimostrabile--cioè, non deve essere usata soltanto per calmare le paure della gente. Come generalmente accade nei disastri, la vaccinazione di massa sarebbe una reazione estremamente inefficiente e poco efficace.

Dato che un attacco potrebbe avvenire in base a piccole quantità di sostanze di alto contagio o tossicità, ci sarebbero problemi particolari per identificare esattamente che cosa è stata rilasciata. Più difficile è il problema, più specializzato deve essere il laboratorio che esegue l'analisi. Negli Stati Uniti, i laboratori attrezzati per questo tipo di lavoro e autorizzati a condurlo sono pochissimi, legati al Dipartimento della Difesa e altamente specializzati nello studio di armi del genere. In ogni caso, qualsiasi laboratorio che esegue analisi deve avere strumenti analitici (compresi, forse, microscopi elettronici) in grado di localizzare ed identificare tracce minuziose di particolari sostanze. Le procedure richiedono esperti ben addestrati e protocolli speciali per evitare la contaminazione di scienziati e tecnici. I risultati devono essere ottenuti rapidamente e, per favorire questo e ridurre alcuni rischi, servono misure speciali per il trasporto dei campioni da analizzare. Sebbene una diagnosi completa potrebbe richiedere non meno di 3 giorni, alcuni attrezzi portatili esistono per determinare sul sito la natura di alcuni tossine e patogeni. Questi devono essere tenuti pronti per uso immediato.

Al luogo dell'attacco, dove si dovrà praticare la recinzione del sito con un cordon sanitaire e la decontaminazione di luoghi e persone. Il Sistema di Comando dell'Incidente (SCI) è il protocollo direzionale più indicato, a meno che il sito non sia estremamente esteso, tale da non permettere un comando localizzato come prevede il SCI. Probabilmente, le operazioni verranno dirette da polizia, carabinieri, soldati o personale paramilitare nella classica forma della Difesa civile. Squadre di intervento Hazmat (materiali pericolosi) saranno a lavoro, e il Comandante dell'Incidente formerà unità operative secondo le esigenze della situazione. In molti casi, il modo migliore di praticare la decontaminazione è di usare acqua e sapone, insieme ad un normale disinfettante domestico, a meno che questo non porti all'alta contaminazione della fogna.

La quarantena potrebbe essere problematica se le leggi non prevedono la detenzione delle persone contaminate per un periodo abbastanza lungo e con abbastanza isolamento da assicurare la loro guarigione e decontaminazione totale, e soprattutto se i soggetti non sono perfettamente acquiescenti all'isolamento.

Un senso di proporzione

Tra gli scenari di attacco terroristico presi in considerazione dalle autorità mondiali c'è quella di un velivolo leggero che naviga sopra una grossa città e disperde quantità di tossine o patogeni, provocando la morte di centinaia di migliaia di persone. Mentre non è il caso di escludere totalmente gli scenari apocalittici del genere, non sono molto probabili, nondimeno per le difficoltà di fabbricare, immagazzinare, trasportare e disperdere le sostanze in questione senza morire contaminato prima di arrivare alla fine della missione. Gli incidenti a questo livello sarebbero frutti del 'terrorismo di stato', ideati e eseguiti con il sostegno di moltissimo denaro e sofisticatissimi sistemi di supporto. Si spera che l'intelligenza militare sia capace di prevedere e prevenire tali circostanze.

Quindi, è più realistico concentrare la pianificazione su scenari più modesti. Anche se si tratta di eventi non molto prevedibili, qualcosa si può fare. Come descritto sopra, è possibile immagazzinare scorte di materiali, specificare procedure e protocolli, addestrare chi dovrebbe intervenire, e pianificare l'intervento. In qualsiasi caso, il pianificatore dovrebbe assumere che un attacco, oppure la mera minaccia di un attacco, comporterebbe un alto livello di interruzione delle normali attività quotidiane. Ad esempio, se si trattasse di istallare, come alcuni strateghi hanno proposto, sensori di gas nervino nelle stazioni di una metropolitana, ci potrebbero essere delle situazioni di panico durante gli allarmi falsi. Questi ultimi sono purtroppo inevitabili: ad esempio, durante la Guerra del Golfo Persico ben 4500 allerta di attacco chimico o biologico sono state registrate, e in ogni caso si trattava di allarme falso.

Data la relativa inefficienza di tanti tipi di attacco chimico o biologico, alcuni esperti in questo settore dicono che l'effetto principale sarebbe l'ansietà del pubblico generale. Se questo è vero, bisogna prestare particolare attenzione ai programmi sanitari per curare lo stress e riconoscere i disordini somatici, nonché ai programmi atti a comunicare al pubblico un equilibrato senso dei rischi che corre. Alla fine, almeno così si spera, i piani potrebbero restare inutilizzati se l' attacco non avviene ma è necessario che siano predisposti.

In sintesi, con l'allarme terrorismo sembra che si stia tornando dalla moderna Protezione civile alla preesistente Difesa civile. Speriamo che non ci sia bisogno di un tale passo, e che la vita di tutti possa rimanere tranquilla o che ritorni alla tranquillità.

Alcuni siti Web internazionali che trattano del bioterrorismo o degli attacchi chimici dal punto di vista della protezione civile:

Bioterrorism Fact Sheet

British Medical Journal Editorials
www.bmj.com/cgi/content/full/323/7318/877

Disaster Mental Health: Dealing with the Aftereffects of Terrorism
www.ncptsd.org/disaster.html

Elements of Effective Bioterrorism Preparedness: A Planning Primer for Local Public Health Agencies
www.naccho.org/files/documents/Final_Effective_Bioterrism.pdf

International Critical Incident Stress Foundation, Inc.
www.icisf.org

RAND Bioterrorism Conference, Santa Monica CA, February 8, 2000
www.rand.org/nsrd/bioterr/

U.S. Department of Defense Biological Detection Program
www.ndia.org/committees/chembio/winegar.pdf
Il corso FEMA su >Terrorismo e gestione dell'emergenza'
www.fema.gov/emi/edu/aem_courses.htm