martedì 29 aprile 2008

La formazione in materia di protezione civile: tendenze attuali



Negli anni recenti c'è stato un notevole aumento nel numero di istituzioni nel mondo che hanno promosso corsi di formazione per operatori di protezione civile. Finalmente si sta affrontando con serietà il problema di come produrre un sufficiente numero di coordinatori di emergenza e competenti pianificatori del disastro.

Nel mondo diverse Università ed altre istituzioni hanno istituito corsi di diploma, lauree o corsi post-laurea in questo settore. Come significativi esempi, la George Washington University negli Stati Uniti e l'Università di Coventry in Inghilterra hanno lauree nella gestione delle emergenze. L'Università della California a Berkeley ha una laurea breve di disaster management, e l'Università di Wisconsin dispone di una gamma diversificata di corsi a distanza. Nuovi corsi sono spèesso presenti in Internet, con accesso illimitato oppure riservato agli studenti formalmente iscritti.

Per quanto riguarda la formazione di operatori della protezione civile, gli americani, gli australiani e i canadesi sono i più avanzati; tuttavia, il settore sta prendendo campo rapidamente in India e in varie nazioni dei Caraibi. Fra i vari enti attivi nel settore si può citare la Emergency Management Australia (http://www.ema.gov.au/), la Australian National University (www.anu.edu.au) e la Simon Fraser University of British Columbia (hoshi.cic.sfu.ca/epix/), le quali sono pionieri nell'uso innovativo della World Wide Web per l'esposizione di materiale didattico inerente la protezione civile.

Negli Stati Uniti la Federal Emergency Management Agency (FEMA) ha creato un ufficio per incoraggiare ogni Stato ad avere almeno una università che offre qualche tipo di formazione sulla gestione delle emergenze e sulla pianificazione del disastro (i dati su quest'iniziativa sono disponibili in rete al seguente indirizzo: www.fema.gov/emi/). Inoltre, un aggiornamento settimanale viene rilasciato dalla FEMA (vedi mail.speccomm.com:81/guest/RemoteListSummary/HigherEd o manda un messaggio ad asebring@emforum.org).

La FEMA offre un supporto per lo sviluppo di corsi e incoraggia la standardizzazione del materiale offerto da altre istituzioni. A questo scopo, la Emergency Management Institute della FEMA ha sviluppato un iter istruzionale che consiste di 25 corsi che saranno, o sono già, liberamente scaricabili da Internet (vedi www.fema.gov/emi/). Ognuno di questi offre un programma dettagliato per un corso di 40-50 ore, accompagnato da bibliografie e esercizi da fare. I corsi affrontono temi come la sociologia dei disastri, la gestione delle emergenze nel settore del turismo, e l'intervento specialistico per gestire gli incidenti collegati con il rilascio di materiali tossici.

Tuttavia, nonostante questi aspetti positivi, non esiste un accordo generale sul contenuto di un corso per la formazione di disaster manager. Non c'è, inoltre, uno standard di tipo ISO che specifica i livelli e i requisiti dei corsi. Non c'è neanche una posizione concorde su chi dovrebbe essere addestrato, a quale livello e per quale scopo. Questa mancanza di accordo è particolarmente problematica, dato che essa pone limiti sulla condivisione dell'informazione a livello internazionale, o persino tra le rilevanti organizzazioni. Essa probabilmente riflette in parte l'immaturità del campo della protezione civile, gran parte della quale risale in termini operativi da non prima della fine della Guerra fredda (cioè, da dopo il 1989).

Malgrado la mancanza di omogeneità nella qualità e nel contenuto dei programmi di formazione che ci sono in varie parti del mondo, c'è abbastanza consenso per creare un prototipo di programma standardizzato in modo tale da garantire una sufficiente copertura a chi deve essere addestrato per gestire le emergenze in prima persona. In altre parole, la figura del 'Disaster Manager' (DiMA) ha acquisito un profilo distinto.

A titolo di esempio, un tipico programma di 3 anni potrebbe consistere in 4 parti, rispettivamente: (a) l'istruzione accademica di base nelle apposite scienze; (b) l'addestramento specifico nelle tecniche di management e nelle caratteristiche delle emergenze; (c) una tesi di ricerca (ad esempio sulla riduzione della vulnerabilità o su specifici tipi di intervento d'emergenza); e infine (d) un periodo di tirocinio pratico nel campo.

A parte l'insegnamento degli aspetti pratici, è essenziale offrire ai partecipanti un senso più largo delle culture in cui nascono e vengono affrontate le situazioni di emergenza, ed anche un quadro d'insieme delle tendenze generali della pericolosità dell'ambiente umano, della sua vulnerabilità alle calamità e della gestione delle risultanti emergenze. È necessario incoraggiare gli allievi a cercare informazioni oltre i confini del proprio ambiente di studio e di vita: per questo è essenziale un grado di familiarità con l'inglese, e perciò questa lingua dovrebbe essere insegnata nell'ambito della formazione per la protezione civile. Per il resto, l'accesso ad Internet ha reso relativamente facile la ricerca di informazione, sebbene sia necessario saper guidare il processo.

La formazione dovrebbe ovviamente prendere in considerazione i nuovi sviluppi nella pianificazione e nella gestione dell'emergenza. Entrambi questi settori hanno subito una rivoluzione nell'impiego dell'informatica. Nel primo, questa ha dato luogo all'automatizzazione della cartografia del rischio, della vulnerabilità e nella risposta all'emergenza tramite sistemi di informazione georeferenziata. Nel secondo, si ha l'impiego di sistemi computerizzati di supporto per le decisioni di emergenza. Questi sviluppi sono così importanti e così indicativi delle tendenze future che i corsi di formazione dovrebbero includere dei moduli di addestramento nell'apposito uso del computer e del GIS, dato che entrambi saranno essenziali al disaster manager del futuro.

È difficile accedere alle risorse didattiche in questo settore, le quali sono parecchio disperse. Molte delle più utili pubblicazioni sulle emergenze fanno parte della cosidetta "letteratura grigia", la quale è difficile da ottenere ed è disponibile soltanto in certi luoghi e certi periodi. La buona formazione richiede un supporto di risorse bibliografiche e informative difficile da mettere insieme, dato che molte di queste non sono immediatamente reperibili nelle biblioteche di istituti e dipartimenti universitari. Si può comunque potenziare quello che si può raccogliere con un percorso guidato tra la straordinaria ricchezza di siti Internet che trattano della protezione civile. A questo proposito, un sito riassuntivo americano (ltpwww.gsfc.nasa.gov/ndrd/disaster/) offre accesso a ben 652 altri siti della World Wide Web che trattano della gestione delle emergenze.

Per di più, le risorse rese disponibili agli studenti di un corso di protezione civile possono essere potenziate mediante l'allestimento un sito della World Wide Web dedicato al corso che espone materiale bibliografico, fotografico, e didattico, più i programmi e alcuni esercizi.

Da tutte queste riflessioni diventa chiaro che il futuro della formazione risiede nell'integrazione dei metodi didattici tradizionali con le cosiddette "reti asincrone di apprendimento", ovvero la formazione a distanza a base di Internet e altre reti di comunicazione.

Un buon corso di formazione per disaster manager dovrebbe sviluppare le seguenti competenze:

(a) una conoscenza della legislazione nazionale e regionale in materia di protezione civile e del mantenimento della sicurezza ambientale e del lavoro;

(b) competenza nella lingua inglese per acquisire informazioni da fonti internazionali e per comunicare con persone ed enti all'estero o provenienti dall'estero;

(c) la capacità di ricercare appositi argomenti e di sviluppare piani di emergenza;

(d) l'abilità di usare mezzi informatizzati per ricercare informazione, preparare documenti, comunicare a distanza, creare e leggere carte geografiche, offrire un supporto alle decisioni, e gestire i rapporti con persone esterne alla protezione civile;

(e) l'abilità di gestire rapporti con i mass media e il pubblico generale, soprattutto durante i tempi di emergenza;

(f) la capacità manageriale e l'abilità di gestire rapporti interpersonali, comprese l'abilità basilare di comunicare con efficacia;

(g) l'abilità di pianificare e la conoscenza delle tecniche della pianificazione di emergenza;

(h) la capacità di capire e interpretare le informazioni geologiche, scientifiche, ingegneristiche e architettoniche legate ai disastri.

Da questi punti risulta chiaro che la formazione di operatori della protezione civile richiede un approccio alla materia di tipo 'orizzontale', non 'verticale'. A questo proposito, la divisione tradizionale del mondo accademico in discipline mutualmente esclusive costituisce una barriera allo sviluppo dei corsi di disaster manager, i quali necessitano di una sintesi di discrete quantità di informazioni che possano provenire fino da 30 diverse discipline e campi accademici. Probabilmente la risposta a questo problema risiede, non nell'organizzazione interdisciplinare, ma in un approccio nondisciplinare, in modo tale da sconfiggere definitivamente i confini tra le discipline accademiche, i quali dimostrano quanto la tradizionale organizzazione delle scienze è stata superata e come non va d'accordo con i veri bisogni moderni. Il problema, non la disciplina, dovrebbe definire la metodologia dell'insegnamento e la scelta del materiale da includere nel programma didattico. Questo richiederà la presenza di insegnanti capaci di adattare la loro conoscenza così da varcare i confini delle varie discipline.

In fin dei conti, il disaster manager deve essere formato in modo tale da poter riconoscere e risolvere efficientemente i problemi di natura urgente e strettamente pratica. Quindi, i corsi devono essere fortemente orientati verso la definizione dei più importanti dilemmi operativi, e devono offrire i giusti mezzi per risolvere le difficili situazioni che gli allievi dovranno affrontare durante il lavoro. Le idee teoriche possono essere particolarmente utili a questo livello, dato che in mezzo al caos del disastro la teoria, appositamente selezionata, fungerà come una specie di 'carta stradale' per orientare il disaster manager. A scala mondiale, mezzo secolo di scoperte nelle scienze sociali e applicate ha fornito una base solida per poter insegnare gli elementi del management, della presa delle decisioni in base a criteri tecnici, e dell'abilità di riconoscere i vari aspetti della pericolosità.

Dato che si tratta di proteggere l'intera popolazione contro gli impatti dei disastri, c'è bisogno di addestrare bene un grande numero di disaster manager. I posti di lavoro, attualmente non numerosi, arriveranno prima o poi per i laureati in questo campo, dato che ogni nuovo disastro che affligge il paese susciterà una domanda pressante di un ambiente più sicuro e una protezione civile gestita con sempre maggior professionalità. Con probabilità, anche la situazione legislativa verrà adeguata in modo che solo gli aspiranti con appositi titoli professionali potranno pianificare e gestire le emergenze. Sin da ora è comunque essenziale prepararsi per queste nuove occasioni tramite l'allestimento di corsi di formazione di natura flessibile seppur rigorosa.