martedì 29 aprile 2008

La protezione civile e il problema del terrorismo



Questa relazione offre (a) alcuni appunti sul possibile coinvolgimento delle forze di protezione civile negli incidenti terroristici, (b) una breve escursione sul problema della gestione delle situazioni che coinvolgono ostaggi. Dopo i moti popolari a Seattle, Londra e Genova, dopo gli attentati terroristici negli Stati Uniti, dopo l'antrace, e dopo il tentativo di avvelenare il quartiere di Roma che contiene l'Ambasciato Americano, c'è un rinnovo di interesse nella questione del terrorismo. C'è bisogno di una pianificazione più innovativa, e di rivedere gli scenari su cui è basata la programmazione degli interventi. La protezione civile è già coinvolta in questo processo, ma non senza una certa difficoltà, morale se non operativa, quando si tratta di decidere quale sarebbe il suo ruolo giusto.

Tre sono i principali dilemmi in questo settore.

(a) Sembra che si stia rischiando di tornare dalla protezione civile alla difesa civile, cancellando una buona fetta del progresso fatto nella democratizzazione della prima. La difesa civile è più autoritario e più riservata: non è un buon sistema di gestione dei disastri naturali, neanche della maggior parte di quelli tecnologici. C'è rischio che la protezione civile diventi imbrogliata nella questione della libertà dell'individuo.

(b) I principi di neutralità e di imparzialità, essenziali all'erogazione dei servizi di soccorso, potrebbero essere compromessi quando la protezione civile interviene insieme alle forze dell'ordine contro protestanti e dimostranti. Intanto, lo stesso terrorismo non è sempre una questione di bianco e nero.

(c) E' estremamente difficile pianificare gli interventi atti a combattere il terrorismo. Il terrorista (altrettanto il dimostrante) cercherà di superare in astuzia i provvedimenti della pianificazione. Addirittura, egli potrebbe leggere il piano per sapere come agire meglio. D'altronde, la pianificazione segreta ha molti aspetti negativi. Per di più, non è chiaro per quale entità di incidente si dovrebbe pianificare (una bomba in una valigia o l'esplosione di un ordigno nucleare in una centrale elettrica?). Il terrorismo è infinitamente adattabile alle circostanze del momento...

L'unica cosa sicura in questo momento è che gli attentati dell'11 settembre 2001 in America hanno cambiato le regole del gioco nel settore della emergency preparedness. Come sono cambiate dipenderà da che tipo e che entità di attentato avviene nel futuro, e quindi anche dall'andamento delle relazioni internazionali. Non è un buon momento per fare previsioni.

Il terrorismo e la protewzione civile: aspetti generali

Perché gli incidenti terroristici sono diversi da altri tipi di disastro:

- alla base c'è la malevolenza e il cattivo comportamento umano;
- non sono eventi moralmente neutri che tutti possono considerare un nemico comune;
- è fondamentale il conflitto di interessi tra comportamenti legali e illegali;
- solitamente, le forze dell'ordine prendono il comando assoluto della situazione.

La protezione civile può essere coinvolta per fornire:
- spegnimento di incendi;
- assistenza generale di supporto per le forze in prima linea;
- aiuto e soccorso a vittime;
- aiuto alla messa in sicurezza di edifici danneggiati;
- un supporto psicologico alle vittime;
- servizi medici di emergenza.

Nella pianificazione di emergenza, è particolarmente difficile costruire scenari per attacchi, attentati, bombe, sommosse e moti popolari: i protagonisti di questi eventi cercano sempre di confondere le autorità, talvolta cambiando tattica all'ultimo momento in base ad una 'lettura' dei piani predisposti, talvolta emettendo preavvisi falsi o confusionari. In tali casi la pianificazione di emergenza diventa ridondante (almeno parzialmente), e si tratta di improvvisare le tattiche atte a sconfiggere la malevolenza.

Malgrado questo, i piani di emergenza progettati per affrontare il problema terrorismo dovrebbero dettagliare le forme di collaborazione che si avrà tra le forze dell'ordine e i servizi di emergenza. Per di più, quali forme di allerta verranno usate in caso di un attacco terroristico?

Se si tratta di barriere, cordoni o perimetrazione del luogo di un incidente, o di un quartiere di una città, dove sarà il posto di aggruppamento dei veicoli di emergenza? Quali segni speciali e procedure verranno usati per distinguere lavoratori della protezione civile dalla polizia e dai terroristi (rispetto sia alle operazioni di soccorso che alle comunicazioni via radio o telefono)? Come sarà integrato il personale della protezione civile nella struttura operativa della polizia o delle forze militari e quali ruoli dovrà assumere? Dato che si tratti di situazioni di conflitto, quanto si dovrebbe garantire la neutralità delle forze di protezione civile; infatti, quanta neutralità dovrebbero avere?

La pianificazione di protezione civile prima dell'evento dovrebbe:

- cercare di garantire la sicurezza del personale, delle loro condizioni di lavoro, e dei loro mezzi e attrezzi;


- garantire che i lavoratori di protezione civile non saranno messi in una posizione in cui potrebbero essere presi in ostaggio o diventare bersagli dei terroristi (o, per errore, delle forze dell'ordine);

- predisporre un alto livello di collaborazione tra polizia (o unità militari) e unità civili di soccorso;

- allestire una catena di comando che rifletta le realtà della situazione.

Non è escluso che le strutture e le procedure pianificate per il terrorismo debbano essere più autoritarie e 'monolitiche' di quelle adoperate per altre emergenze.

Gli interventi medici (triage, trasporto in autoambulanza e intervento chirurgico) potrebbero essere più onerosi e complicati nel caso dello scoppio di una bomba rispetto ad altri eventi di una grandezza simile. Questo fatto deve essere preso in considerazione nella pianificazione.

Gli ostaggi

Cosa fare nel caso della presa di ostaggi?

Nella maggior parte dei casi, una situazione che include la presa di uno o più ostaggi sarà gestita da una persona (probabilmente un poliziotto o un carabiniere) che è ben addestrato nelle tecniche di negoziato. E' comunque utile per chi si occupa di protezione civile sapere gli elementi del problema e le linee guida per gestirlo.

In genere, esistono quattro tipi di persone che prendono ostaggi:

- malviventi professionisti che prendono ostaggi quando una rapina falisce;
- persone che soffrono di disturbi mentali;
- terroristi;
- persone coinvolte in disturbi domestici o familiari.

Sebbene un incidente possa coinvolgere un singolo ostaggio o un intero aereo pieno di persone così trattenute, le tattiche del negoziato sono sostanzialmente le stesse. L'addestramento di un negoziatore dà enfasi alla pazienza, la tranquillità, la capacità di anticipare sviluppi e notare cambiamenti nella situazione, e l'abilità di rimanere in controllo dei negoziati.

Le regole d'arte sono:

- cercare di evitare il coinvolgimento nei negoziati di terzi (cioè, usare un negoziatore soltanto, preferibilmente senza sostituzioni a mezzo percorso);


- mai provare di imbarazzare o far vergognare l'individuo che ha preso gli ostaggi;


- fare sempre domande aperte e prive di aria di giudizio;


- mai cedere alle domande o riconoscere gli ultimatum;


- cercare di non litigare con il soggetto, essere cortese e lasciarlo dire il suo;

- cercare di interpretare la situazione e di scoprire che cosa la risolverebbe.

Il tipico negoziato per liberare ostaggi dura tra 8 e 12 ore. Però, il periodo più critico è quello dei primi 45 minuti, nei quali è essenziale costruire un rapporto con la persona che ha preso gli ostaggi.

Per concludere bene la situazione bisogna gestire bene il coinvolgimento dei mass media, soprattutto le stazioni radio. L'individuo che trattiene gli ostaggi potrebbe avere accesso ad una radio, e le notizie che ascolta potrebbero influenzare negativamente il percorso dei negoziati, soprattutto se egli diventa arrabbiato. Un buon negoziatore cerca sempre di spegnere la micia della rabbia per arrivare alla liberazione degli ostaggi senza violenza.

Tuttavia, non è mai facile decidere quando è necessario cessare i negoziati e mandare dentro le teste di cuoio....!