martedì 29 aprile 2008

Verso la Creazione di Standard nella Protezione Civile



Le definizioni di base:

- La protezione civile: protezione delle popolazioni civili contro rischi e calamità naturali, tecnologici e sociali, pianificazione e gestione delle situazioni di emergenza che non possono essere affrontate con i mezzi normalmente a disposizione.

- Uno standard: una serie di specificazioni che indicano i minimi requisiti per la creazione di un prodotto o l'organizzazione di un servizio.

A che cosa servirebbero gli standard di protezione civile?
- per assicurare la qualità del prodotto fornito
- per omogenizzare il prodotto
- per facilitare lo scambio di informazione, servizi, manodopera, processi
- per garantire la trasparenza
- per indirizzare e orientare chi deve pianificare o gestire

Standard di che cosa?
Possibilmente delle seguenti funzioni:
- la stesura, il rodaggio e l'attivazione di piani di emergenza
- le procedure di gestione delle emergenze
- i protocolli e le procedure di comunicazione durante le emergenze
- la qualità dell'informazione e le procedure per raccoglierla e immagazzinarla
- lo scopo, gli obiettivi, il contenuto e la durata di corsi di formazione

Regno Unito. Standards for Civil Protection in England and Wales (Home Office del Governo Britannico; 16 pagine, circa 2000 parole).
Vedi: www.homeoffice.gov.uk/epd/

Lati positivi:
- è un documento comprensivo ma semplice
- è frutto di un periodo di larga consulenza con la comunità britannica di protezione civile

Aspetti negativi:
- è troppo breve, vago e carente di dettaglio
- è scritto nella forma di indicazioni, non parametri

USA. NFPA 1600: Standard on Disaster/Emergency Management and Business Continuity Programs (U.S. National Fire Protection Organization, Quincy, Massachusetts, USA; 46 pagine). Vedi: http://www.nfpa.org/



Lati positivi:
- è comprensivo e dettagliato
- è indirizzato anche al settore privato
- è frutto di una larga e lunga consultazione con enti e persone interessati

Aspetti negativi:
- è troppo eterogeneo per essere molto chiaro e ben focalizzato
- pretende di essere uno standard internazionale ma è intimamente legato alla realtà statunitense

Internazionale. Humanitarian Charter and Minimum Standards in Disaster Response (The Sphere Project, Ginevra; 9 pagine, 2150 parole per la sintesi.)
Vedi: http://www.sphereproject.org/

Lati positivi:
- è il primo standard comprensivo per aiuti umanitari
- è frutto di una larga esperienza e di una grande collaborazione mondiale tra organizzazioni non governative
- tra le principali NGO questo standard rappresenta un consenso sulla gestione degli aiuti umanitari

Aspetti negativi:
- esso riferisce soltanto agli aiuti umanitari nei paesi in via di sviluppo (soprattutto nelle cosiddette "emergenze complesse"): non è applicabile ad altre situazioni
- non è facile applicare i suoi articoli alla realtà sul campo, soprattutto dove esistono forti dilemmi morali

A livello mondiale non esistono standard di protezione civile comprensivi e di generale applicabilità

Australia e Nuova Zealanda. Standards Australia AS/NZS 4360:1999, Australia/ New Zealand Risk Management Standard
Vedi: http://www.standards.org.au/



Lati positivi:
- impiega una metodologia standardizzata per la gestione dei rischi
- è un importante e autorevole fonte di supporto per le politiche della gestione dei rischi in Australasia

Aspetti negativi:
- esso riferisce soltanto ai processi di identificazione, analisi e gestione dei rischi
- è in vendita commerciale e quindi non disponibile a chi non è disposto a pagare

A livello mondiale, il campo della protezione civile è piuttosto carente di standard, sia del tipo nazionale che di tipo internazionale. Comunque, esistono alcuni strumenti del genere, come illustrato dai seguenti esempi.

Una possibilità sarebbe di adattare alcuni prodotti della International Organization for Standardization ai fini della protezione civile. Questi sarebbero:
ISO 9000 Standards for quality management
ISO 14000 Standards for environmental management and auditing
Vedi: http://www.iso.org/



Ma gli standard sono veramente necessari?


- per facilitare l'integrazione tra paesi e sistemi di protezione civile
- per tutelare la professionalità degli operatori nel settore
- per offrire una chiara indicazione che un ente o un operatore abbia raggiunto i minimi livelli di formazione e addestramento, cioè di professionalità e di competenza
- per affrontare i rischi in modo più sistematico

No
- si fa abbastanza bene senza
- i problemi di protezione civile sono complessi e hanno bisogno di approcci flessibili
- si rischia la burocratizzazione della protezione civile
- esistono specificazioni e norme meno tassativi e quindi più adattabili alle varie esigenze del settore e dei vari paesi interessati

Comunque, assumendo che ci sia bisogno di strumenti rigorosi...

La creazione di uno standard necessita la formulazione e circolazione di un documento di consulto dotato di:
- chiarezza sullo scopo e sugli obiettivi
- un largo consenso sul contenuto
- il consiglio di alcuni esperti provenienti dai settori coperti
- feedback da gruppi selezionati di utenti
- il monitoraggio delle reazioni di una larga gamma di possibili utenti

I vari componenti di uno standard di protezione civile sarebbero:
- le definizioni dei principali termini
- lo scopo, gli obiettivi e le mete da raggiungere
- le persone, i gruppi, le organizzazioni, ecc., interessati
- le politiche, le norme e le leggi applicabili alle materie regolamentate dallo standard
- le descrizioni di requisiti e procedure
- alcuni criteri per giudicare l'idoneità di persone, gruppi, organizzazioni, sistemi e procedure sottoposti allo standard

Uno standard per la pianificazione dell'emergenza dovrebbe specificare:
- la definizione di termini chiave
- lo scopo e gli obiettivi della pianificazione
- la forma generale e l'assetto del piano (capitoli, sezioni, annessi, ecc.)
- i minimi requisiti in termini di operatività di un piano di emergenza
- alcuni criteri per l'aggiornamento e il rodaggio del piano

Uno standard per la gestione delle emergenze dovrebbe specificare:
- i minimi criteri per gestire bene un'emergenza
- la natura della catena di comando e la divisione delle responsabilità
- i compiti dei vari operatori nel settore
- le responsabilità legali di un coordinatore di emergenza
- il minimo livello di formazione e addestramento degli operatori nel settore

Uno standard per i corsi di formazione dovrebbe specificare:
- a chi e sotto quali circostanze lo standard sarà applicato
- lo scopo e gli obiettivi da raggiungere nella formazione
- i lineamenti di curriculum basilare e contenuto generale, divisi per materia
- il minimo numero di ore per ogni materia
- i criteri per la consegna di certificati ed attestati

Dato che non esistano molti standard è forse opportuno specificare i requisiti per la loro creazione, o almeno per valutare l'efficacia di quelli che verranno proposti nel futuro.

Undici principi per la creazione di standard della protezione civile

1. Uno standard dovrebbe specificare i requisiti minimi per rendere efficaci le preparazioni per l'emergenza (riguarda la pianificazione, la risposta all'emergenza o la formazione) con riferimento a missioni, compiti, procedure, o organizzazioni, secondo i suoi indirizzi.

2. Uno standard dovrebbe specificare le sue condizioni di applicabilità, i suoi limiti e le sue limitazioni.

3. Uno standard dovrebbe definire chi sono i suoi utenti.

4. Uno standard dovrebbe definire chiaramente i termini e la terminologia che utilizza per spiegare.

5. Uno standard dovrebbe cercare di essere accettabile al massimo numero possibile di utenti.

6. Uno standard dovrebbe attivamente cercare, tra i suoi utenti e le loro organizzazioni di appartenenza, un consenso sui principi e le procedure che esso descrive.

7. Uno standard dovrebbe cercare di omogenizzare terminologia, metodi, procedure, e, dove rilevante, organizzazioni in modo da raggiungere gli appositi livelli di consenso sugli obiettivi comuni dei suoi utenti.

8. Uno standard dovrebbe cercare la massima chiarezza e evitare spiegazioni eccessivamente complicate e linguaggio burocratico.

9. Uno standard non dovrebbe essere didattico (cioè, non dovrebbe cercare di formare o addestrare i suoi utenti).

10. Uno standard non dovrebbe impedire lo sviluppo di altri standard più elevati di professionalità e di preparazione per l'emergenza ma dovrebbe invece offrire una base per facilitare tali sviluppi.

11. Uno standard dovrebbe essere diffuso il più largamente possibile tra i suoi possibili utenti e dovrebbe essere disponibile gratis.

12. Bisogna trovare un equilibrio tra il bisogno di permanenza, come si ottiene lasciando uno standard inalterato per lungo tempo e il bisogno di compiere revisioni per prendere in considerazione nuove sviluppi.

Infine, un'alternativa alla creazione di rigidi standard sarebbe di proporre alcuni metodi e strutture come modelli o norme meno tassativi.

Un approccio alternativo:
La U.S. Federal Emergency Management Agency (vedi: http://www.fem.gov/) offre:
- un Standardized Emergency Management System, accompagnato da manuali per speigare come applicarlo
- due volumi di un Compendium of Exemplary Practices in Emergency Management, come raccolta di esempi di buona metodologia

L'Organizzazione delle Nazioni Uniti ha pubblicato i suoi Guidelines on the Use of Military and Civil Defence Assets in Disaster Relief, detto gli Oslo Guidelines (vedi: www.reliefweb.int/ocha_ol/programs/response/mcdunet/0guid.html

Queste linee guida riferiscono, però, soltanto alle operazioni ONU-Dipartimento di Affari Umanitari (DHA).

L'Italia, come si sa, dispone del Metodo Augustus, il quale rappresenta una specie di proto-standard in quanto offre una metodologia pratica per pianificare e gestire le emergenze. Non segue, però, la struttura formale di una standard in quanto non specifica requisiti minimi.

Lati positivi:
- Augustus offre una struttura comprensiva di coordinamento della protezione civile a diversi livelli della pubblica amministrazione
- è ben strutturato
- è facile da capire, interpretare e applicare alla realtà italiana
- pianta il seme della protezione civile nella amministrazioni dove non c'era

Aspetti negativi:
- impone la struttura da sopra anziché incoraggiare la crescita della protezione civile dal livello base, quello comunale
- la struttura proposta è forse troppo complicata in alcuni aspetti

In sintesi, il dibattito sugli standard è ancora aperto e c'è ancora molto da dire.