Nel 1933 un terremoto causò severi danni a dozzine di edifici scolastici nelle vicinanze di Long Beach, California. Fortunatamente, il sisma accadde quando le scuole non erano in uso, ma se fossero state occupate avremmo avuto una grande perdita di vite umane. La protesta che seguì a quest'evento indusse lo Stato della California ad adottare alcune delle prime norme di costruzione antisismica (la famosa Field Act del 1934). Tuttavia, il problema persiste altrove: uno studio, compiuto nel 1995, del rischio sismico nell'area metropolitana di Boston, Massachusetts, ha indicato gli edifici scolastici tra le strutture sismicamente più vulnerabili, soprattutto per il fatto che essi normalmente contengono un gran numero di persone.
Nel 1966, 116 bambini morirono e 29 furono feriti ad Aberfan, un piccolo paese di minatori nel Galles meridionale. Erano alunni di due scuole, le quali furono parzialmente distrutte da una colata di fango che avvenne alle 9 e 15 di mattina di un giorno feriale e li travolse nelle sale di assemblea.
Nel 1986 a San Salvador in America latina alcuni bambini furono schiacciati sotto i banchi nel crollo della loro scuola durante un forte sisma. Ancora, nel 1995 un terremoto che colpì il Cairo provocò decine di morti tra gli alunni delle scuole quando questi cercarono di scappare fuori in condizioni di estremo pericolo, panico e caos prima della fine dello scuotimento. Tutte queste tragedie avrebbero potuto essere evitate con una pianificazione migliore e una più accurata gestione dell'emergenza.
Qualsiasi sia il tipo di pericolo che prevale nell'area locale, le scuole richiedono una protezione speciale, sia in termini di misure strutturali che per quanto riguarda la pianificazione atta a proteggere alunni e staff nel momento del disastro.
Le seguenti riflessioni derivano anche dall'aver partecipato ad un progetto che aveva come scopo il miglioramento della pianificazione dell'emergenza in cinque licei ubicati nelle montagne Berkshire del Massachusetts occidentale (USA). Quest'area è sottoposta ad un altissimo rischio di tromba d'aria, e anche a pericoli di terremoti, alluvioni, incendi, tempeste di ghiaccio, bufere di neve, e rilascio di materiali tossici. Il progetto ha rivelato che la pianificazione dell'emergenza nelle scuole è un problema ben più complesso di quel che si pensasse.
Se un'area è minacciata da pericoli ben conosciuti, particolare attenzione deve essere prestata all'allestimento di piani di evacuazione delle scuole. A breve termine l'evacuazione rimane il metodo non‑strutturale più efficace per assicurare l'incolumità degli alunni e dello staff. Per assicurare che essa funzioni e che non sia fonte di ulteriori problemi, non solo è necessario pianificarla accuratamente ma è fondamentale un programma di frequenti esercitazioni.
Sotto alcuni profili lo sviluppo di un piano di emergenza per una scuola è un microcosmo della pianificazione del disastro in senso più generale. Infatti, dove è possibile, il risultante piano dovrebbe essere integrato con i piani atti a coordinare l'emergenza al livello dell'intero comune o di un'altra area locale, soprattutto perché in un'emergenza è necessario che un supporto pervenga da fuori dei confini della scuola.
Il processo di pianificazione comincia con l'accertamento dei pericoli che minacciano la scuola e i suoi dintorni. Quest'informazione viene trasformata in uno scenario per descrivere l'impatto del fenomeno pericoloso e poi viene elaborato uno scenario della risposta all'emergenza progettata in modo tale da ridurre il suo impatto umano.
Se più di un tipo, o di una fonte, di pericolo minaccia l'area, potrebbe essere necessario l'allestimento di scenari multipli, i quali, comunque, avrebbero sicuramente molti elementi in comune. Ad esempio, potrebbe essere opportuno evacuare un edificio scolastico tramite un particolare percorso nel caso di un terremoto o un incendio ma per via di un'altro quando l'adiacente fiume minaccia allagamenti. Come nel caso della pianificazione di emergenza in genere, il piano dovrebbe affrontare non soltanto il rischio dominante ma tutti i pericoli significativi in modo da poter ottenere economie di scala.
Lo scenario di pericolosità dovrebbe indicare i possibili modi in cui si ipotizza che un disastro possa colpire la scuola, con riferimento anche ai rischi di impatto secondario, come un incendio che segue a un terremoto, oppure il crollo di una struttura danneggiata in precedenza da un sisma. Lo scenario di risposta dovrebbe prendere in considerazione la difficoltà del mantenimento della sicurezza durante l'intervento che segue immediatamente l'impatto. Ad esempio: avendo deciso di evacuare la scuola e raggruppare gli alunni in un spazio verde all'esterno, possono esistere dei rischi come essere folgorati da linee elettriche cadute o essere schiacciati dalla caduta di alberi? La via di uscita dall'edificio potrebbe essere cosparsa di frantumi di vetro o di macerie?
Valgono molto le più semplici precauzioni nelle aule e lungo i corridoi. Zaini, libri e indumenti dovrebbero essere depositati di regola contro i muri o in altri spazi riservati e non tra i banchi, dove essi potrebbero impedire l'evacuazione rapida. Delle frecce colorate aiuteranno a guidare i bambini all'uscita nel caso che essi siano disorientati o confusi dalla paura. Dove necessario, mobili, suppellettili e attrezzi dovrebbero essere fissati ai muri in modo tale da non cadere sulle persone e non bloccare le vie di uscita.
Uno scenario è una costruzione ipotetica di una probabile futura realtà e come tale non può essere verificato fino a che gli eventi che esso prefigura accadono veramente. Data questa incertezza, alcuni dilemmi seri possono sorgere nella costruzione dello scenario di risposta all'impatto. Ad esempio, la American Rescue Organization (http://www.amerrescue.org/), in base a numerose esperienze in passato, consiglia di non ripararsi sotto i banchi quando accade il terremoto, a meno che questi non siano molto solidi e resistenti. A livello mondiale, molti bambini sono stati schiacciati per la caduta di travi e muri sulle scrivanie sotto le quali hanno cercato di ripararsi dal terremoto. Ma quale altra soluzione esiste? La ARO consiglia di rannicchiarsi negli angoli tra il pavimento e il muro, dato che anche il crollo totale della struttura lascerebbe circa il 15% di spazi vuoti, che molto probabilmente sarebbero concentrati in quei punti. D'altra mano, il riparo dei bambini piccoli sotto le scrivanie evita che essi possano correre in giro e rischiare di ferirsi.
Bisogna prendere in considerazione il fatto che l'evacuazione di una scuola può richiedere due rifugi nel caso che non sia consigliabile rientrare l'edificio dopo l'impatto. Il primo di questi sarà probabilmente uno spazio verde, un campo sportivo o un posteggio di automobili dove i bambini e i loro insegnanti possano radunarsi per verificare le presenze. Nell'eventualità di un attesa che potrebbe essere lunga, questo spazio necessiterebbe di servizi igienici, quando è possibile fornirli.
Il secondo rifugio dovrebbe essere un luogo dove bambini possano essere trattenuti in sicurezza prima di essere consegnati ai loro genitori. È generalmente riconosciuto che il processo di evacuazione debba condurre gli evacuati in luoghi progressivamente più sicuri e non attraverso le aree di maggiore pericolo. Nel piano è quindi necessario controllare che i percorsi scelti per l'evacuazione non siano soggetti a pericoli e determinare quali siano i mezzi di trasporto o di movimento più sicuri (sarà rischioso, ad esempio, portare i bambini al rifugio negli scuolabus?). È anche essenziale assicurare un'adeguata separazione tra il percorso degli evacuati e quello dei veicoli di emergenza che arriveranno alla scuola (vedi i punti 6 e 11 nell'allegata tabella).
Il problema della custodia (in loco parentis) può essere particolarmente difficile se gli edifici della scuola vengono giudicati inagibili per la durata del periodo immediatamente dopo l'impatto. I bambini potrebbero avere bisogno di essere calmati, o almeno di essere tenuti in ordine. Essi avrebbero bisogno di protezione anche contro i rischi che rimangono dopo il primo impatto, di essere tenuti occupati e di essere continuamente rassicurati affinché non arrivino i propri genitori.
La Federal Emergency Management Agency statunitense consiglia di dare a ciascun allievo evacuato da una scuola un distintivo che riporta il suo nome, indirizzo e numeri telefonici, ed anche gli estremi della scuola, la classe che frequenta e l'insegnante responsabile. Tali distintivi sarebbero da preparare in anticipo e da distribuire dopo l'evacuazione.
È ovviamente essenziale che gli insegnanti portino con sé i registri di classe quando conducono i loro allievi fuori dalla scuola e che accertino le presenze una volta arrivati. Inoltre, i bambini non devono essere spediti a casa indiscriminatamente senza essere certi della presenza di un genitore o qualcuno che può accoglierli. In un recente terremoto in California è stato stimato che, di 12.000 bambini evacuati dalle scuole, ben 6.500 sarebbero stati possibilmente in pericolo se fossero stati spediti a casa senza gli appositi accertamenti.
La cooperazione dei genitori nel processo di pianificazione dell'emergenza è davvero preziosa. Per primo, i bambini dovrebbero essere rilasciati soltanto ai genitori o membri della famiglia che sono autorizzati a prenderli. Altre persone, come baby sitter, tate o collaboratrici domestiche, dovrebbero essere muniti di un'autorizzazione scritta e approvata dalle autorità scolastiche e verificate dagli insegnanti.
In secondo luogo, la piena partecipazione dei genitori nel piano di emergenza è l'unico modo per evitare il totale sovraccarico delle linee telefoniche della scuola e un massiccio ingorgo di traffico ai suoi ingressi: in un periodo critico come quello che segue all'impatto sarà necessario tenere sia le linee telefoniche che le vie di accesso libere per il traffico di emergenza. Quindi, nell'allestimento del piano, bisogna raccomandare ai genitori (per lettera) di non telefonare alla scuola e di non venire direttamente in macchina per la durata di determinati periodi se si ritiene che tali azioni potrebbero compromettere la gestione dell'emergenza (sperando che gli stessi genitori seguano le regole date).
Il piano di emergenza dovrebbe includere alcune procedure per tenere conto di quando, dove e a quale membro della sua famiglia ciascun bambino è stato rilasciato dopo l'evacuazione. Nel caso in cui è previsto un impatto, forse molto localizzato, che non sarà immediatamente riconoscibile fuori degli immediati pressi della scuola, sarà necessario contattare i genitori per telefono anche quando questo non può essere fatto dagli uffici della scuola. Quindi può essere necessario che la segretaria della scuola lasci l'edificio portando con sé un telefono cellulare e un elenco dei numeri telefonici dei genitori degli alunni evacuati. In qualsiasi caso il piano potrebbe coinvolgere alcuni genitori, che vivono o lavorano nelle vicinanze della scuola, come aiutanti per la durata dell'emergenza.
In tutte le scuole tranne quelle più piccole ci sarà una divisione dei ruoli durante l'emergenza. Il preside e gli insegnanti prenderanno, ovviamente, la responsabilità primaria per l'evacuazione, ma sarà molto importante che qualcuno sia competente in pronto soccorso. Probabilmente anche i conducenti degli scuolabus saranno da indicare come operatori essenziali.
Quando il disastro avviene, è molto probabile che vari lavoratori di emergenza, come poliziotti, vigili del fuoco, membri di equipaggi medici, o volontari della protezione civile, arriveranno in fretta alla scuola. Il piano dovrebbe specificare le forme di collaborazione tra lo staff della scuola e i professionisti pervenuti dall'esterno, ad esempio per controllare che nessun bambino sia rimasto dentro gli edifici evacuati, o per valutare i possibili danni strutturali. I piani di evacuazione della scuola dovrebbero essere depositati con le autorità locali di protezione civile e dovrebbero formare una parte integrale del progetto per gestire l'emergenza a livello locale.
I migliori piani di emergenza per le scuole richiedono un'adeguata motivazione da parte degli insegnanti. Questi devono essere incoraggiati a prendere sul serio la preparazione per l'emergenza e a giocare un ruolo positivo di comando sia nella pianificazione che nella seguente esercitazione. È necessario mettere in prova i piani di evacuazione ad intervalli regolari, magari una volta ogni tre mesi: negli intervalli tra un'esercitazione e la prossima le condizioni possono cambiare, possono arrivare nuovi alunni o insegnanti, e le procedure potrebbero essere dimenticate.
Secondo alcuni studi sociologici del comportamento di persone evacuate, durante l'emergenza esse fanno quello che sono state addestrate a fare, dato che manca il tempo e le informazioni necessarie per decidere razionalmente quale azione è meglio prendere. È perciò molto importante rinnovare l'addestramento regolarmente e rigorosamente. Un adeguato sostegno da parte degli insegnanti è la chiave a questo processo e al suo successo.
Nonostante la pianificazione dell'evacuazione per le scuole sia un processo piuttosto complesso, è estremamente importante e fondamentale, non soltanto per la sua capacità di salvare le vite di bambini e insegnanti, ma anche perché può avere un'effetto molto più grande di quello di una semplice procedura di emergenza. Nella costante battaglia per migliorare la sicurezza pubblica contro i disastri i bambini sono catalizzatori. Essi sono spesso più ricettivi alle idee nuove rispetto agli adulti e quindi sono un canale ideale per introdurre e portare alle loro famiglie i concetti di sicurezza e l'idea di partecipare nella protezione civile. Il buon esempio che la scuola offre può avere l'effetto di abituare le famiglie che i cittadini hanno un ruolo da giocare nella prevenzione del disastro.
L'argomento richiederebbe molto più spazio, tuttavia per il suo approfondimento ulteriori informazioni possono essere trovate nell'allegato elenco di pubblicazioni internazionali sulla prevenzione del disastro nelle scuole e sui bambini nelle emergenze: alcune di queste opere possono essere acquistate per via Internet, come indicato nell'elenco. Sull'argomento una risorsa molto utile è il sito web della U.S. Federal Emergency Management Agency (http://www.fema.gov/), il quale contiene, come elencato, diversi manuale di istruzione per valutare i rischi e organizzare la protezione civile nelle scuole. Infine, l'allegata tabella offre anche alcuni lineamenti procedurali per progettare l'evacuazione delle scuole. Sebbene l'intera procedura possa sembrare un "consiglio di perfezione", è da utilizzare come una serie di proposte di procedure da adattare o modificare secondo le condizioni e le possibilità locali.